Parole della domenica: Terme in vendita, una multinazionale interessata a partecipare al bando
Ancora le Terme in primo piano. Si discute – ormai siamo già in clima pre-elettorale – sul bando di vendita dei beni strategici della società per 42 milioni di euro con scadenza prevista a metà luglio. Qualcuno sostiene che un investitore serio potrebbe dare una svolta alla lunga crisi delle Terme, altri preferirebbero un intervento pubblico (Regione, Comune, Cassa depositi e prestiti, Fondazione Cassa di risparmio ecc.) per garantire così la proprietà rispetto alla cessione a un privato. Pro e contro ma con la certezza che fino ad oggi il pubblico (Regione e Comune) hanno mancato i loro obiettivi gestionali tanto che la vendita fa seguito ad un concordato con il tribunale.
Sembra che qualcosa si stia muovendo. Infatti, si è svolta qualche giorno fa una riunione al Grand Hotel Croce di Malta tra i rappresentanti di una multinazionale straniera (forse legata a una catena alberghiera), assistiti da Assimpresa 4-0, e quelli delle Terme. I contatti riguardano la richiesta di informazioni in vista dell’imminente uscita del bando internazionale per la vendita degli immobili più rilevanti. La multinazionale, una volta ricevute le informazioni richieste, insieme ai suoi consulenti, provvederà alla verifica, al fine di scegliere se partecipare o meno al bando internazionale.
Comunque, i prossimi mesi saranno decisivi non solo per le Terme ma per l’intera città.
Come ogni settimana, ho cercato nel web e sui giornali altre storie per chi voglia leggere ma soprattutto per chi voglia riflettere.
Buona domenica a tutti quelli che ci seguono.
(a cura di Mauro Lubrani)
Jannik Winner, è già nella storia dello sport italiano
Non bastavano forza e grazia, ci voleva l’epica: Jannik Winner. Vincere in rimonta, ribaltando la realtà, è tutta un’altra cosa. Quando la gioventù morde, poi vuole azzannare ogni cosa, ed è stato così che Sinner ha sbranato lentamente Medvedev, consegnandogli l’illusione dei primi due set e poi spolpandolo pezzo dopo pezzo. Avere vinto in fotocopia la terza e la quarta partita con due break gemelli al decimo gioco, ha mostrato con scientifica esattezza che non solo una partita e una finale erano cambiate senza rimedio e senza ritorno, ma forse un’intera epoca del tennis. Ha solo 22 anni, Sinner, ed è già uno dei più grandi atleti nella storia dello sport italiano…
La scalata al primo posto del ranking sarà un effetto collaterale: tutto lascia pensare che dopo il primo slam in terra d’Australia, dove tanti italiani emigrarono per costruirsi una vita nuova, costruendo con le loro mani un paese che non c’era, molti ne seguiranno. Abbiamo un altro Thoeni, un altro Tomba, un altro Valentino Rossi e chissà per quanto ancora.
Maurizio Crosetti – La Repubblica, 29 gennaio 2024
Scrivere a mano in corsivo allarga gli orizzonti
Nell’epoca social sentiamo dire che i giovani non sono più capaci di utilizzare l’italiano corretto, non sanno fare un tema ben strutturato, hanno carenze nella scrittura, nell’associazione di idee e nei collegamenti tra argomenti. In verità sono sempre lì a scambiarsi messaggi e commenti: non credo sia mai esistita un’epoca in cui si sia scritto così tanto. Quello che invece sembra si stia perdendo è la capacità di argomentare, formulare, comprendere un testo, saperlo riassumere e poi esporre con chiarezza. Ma cosa è successo nella scuola degli ultimi decenni? Dopo anni di promozione dell’istruzione digitale, e di proteste per il grande ritardo con cui la scuola italiana si approcciava, ora la presenza di strumenti digitali nelle strutture scolastiche sembra aumentata. I vantaggi della didattica digitale sono abbastanza espliciti: un miglior coinvolgimento degli alunni, scambi di informazioni più immediate, diffusione di innumerevoli contenuti, possibilità di ricreare situazioni altrimenti impossibili da vivere. Inoltre i bambini di oggi sono nativi digitali, cresciuti con smartphone e tablet tra le mani, e si aspettano che la scuola rifletta il mondo tecnologico in cui vivono.
Ma proprio ora che ci stiamo lanciando sempre più nel futuro, sorgono dei dubbi. Intanto su cosa debba fare la scuola: non basta saper usare un computer o navigare in internet, ma serve sviluppare una vera e propria alfabetizzazione digitale, comprendere come funzionano le tecnologie, come utilizzarle in modo sicuro ed etico, come sfruttarle per risolvere problemi e raggiungere obiettivi. Paesi come la Svezia, gli Stati Uniti o il Canada, che avevano promosso molto la digitalizzazione, ora stanno tornando indietro, basandosi su studi, sempre più numerosi, che rivalutano i metodi «arcaici» della scrittura manuale e in particolare del corsivo. La scrittura manuale è frutto dell’interazione tra sistema nervoso, sensoriale e motorio: gli studi dimostrano come scrivere a mano coinvolga e stimoli aree cerebrali più vaste e profonde di quanto faccia la digitazione al computer. In particolare la scrittura a mano organizza le informazioni nel cervello in modo tale da sviluppare e potenziare la capacità di ricordare, stimolare il pensiero astratto e creativo, creare nuovi collegamenti di intuizione. L’origine è nell’atto stesso dello scrivere, che con una penna è più «faticoso» che al computer: usare una penna implica di prestare attenzione anche all’aspetto motorio, disegnando le lettere in modo intellegibile, dosando la forza della punta sul foglio, seguendo le righe e gli spazi della pagina, facendo coincidere pensiero, azione e vista.
Paolo Sarti – Corriere Fiorentino, 1 febbraio 2024
Più poveri ma anche più spreconi
Più poveri e improvvisamente più “spreconi”. Nonostante l’aumento dei prezzi dei beni di consumo, il rincaro delle bollette, le rate dei mutui salite alle stelle e gli stipendi ancora “paralizzati”, nel 2024 gli italiani potrebbero gettare nei cassonetti l’8% di cibo in più rispetto all’anno che si è appena concluso. Può sembrare una previsione controsenso, ma non è così. Per risparmiare, infatti, i cittadini a reddito medio-basso, che rappresentano la maggioranza della popolazione, mangiano peggio badando meno alla qualità dei prodotti che finiscono sulla loro tavola: un consumatore su due a basso potere di acquisto cerca al supermercato frutta, verdura, pane e cibi pronti che siano a ridosso della scadenza o più deperibili perché costano meno anche se rischiano di finire in gran parte nel sacchetto dell’umido.
I dati raccolti nel Rapporto dell’Osservatorio Waste Watcher in vista della “Giornata nazionale di prevenzione dello spreco alimentare” (in programma il 5 febbraio) in base a un monitoraggio Ipsoa-Università di Bologna Distal, accendono dunque un nuovo allarme sociale. Navigando tra gli effetti prolungati dell’inflazione e l’incertezza globale dovuta soprattutto alle due guerre che si stanno combattendo vicino a noi, ogni abitante della Penisola stando alle sue dichiarazioni “sciuperà” quotidianamente 80,9 grammi di derrate (566,3 grammi alla settimana, ovvero 42,2 in più rispetto al 2023), per un valore complessivo di oltre 13 miliardi di euro (che equivalgono a quasi un punto di Pil), dei quali 7,5 dentro le proprie mura domestiche.
Fulvio Fulvi– Avvenire, 20 gennaio
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