Parole della domenica, si rivedono turisti con i pullman e il Comune investe in un parcheggio dietro lo stadio
Prima la pandemia, poi ancora la pandemia con l’aggiunta della guerra: il turismo non solo di Montecatini, ma di fatto di tutto il mondo trema. La città si interroga per non perdere flussi di ospiti. Quello che può sembrare più immediato è legato ai gruppi stranieri. Si sono cominciati a rivedere pullman e questo fa tirare un leggero sospiro di sollievo.
Proprio in questa ottica l’amministrazione comunale ha in programma di investire in totale fino a un massimo di 500mila euro di fondi propri per creare un’area di sosta dei bus turistici dietro lo stadio comunale dotato di servizi adeguati e videosorveglianza.
In pratica per il Comune sarebbe un investimento con possibile ritorno a breve, in considerazione che i bus portavano introiti all’ente pari a 4-500mila euro all’anno.
Come ogni settimana, ho cercato nel web e sui giornali altre storie per chi voglia leggere ma soprattutto per chi voglia riflettere.
Buona domenica a chi ci segue
(a cura di Mauro Lubrani)
La rassegnazione di una città
Indifferenza, rassegnazione, botteghe storiche che chiudono, negozi sfitti, attività in difficoltà, hotel vuoti, altri totalmente chiusi…Se questo non lo percepite come campanello di allarme, forse non avete la vera concezione della realtà.Tra poco non resterà niente, o pochissimo, ed il futuro delle nuove generazioni quale sarà? Urge un progetto a brevissimo termine, idee, soldi, anche se ormai a mio avviso, siamo oltre il tempo limite.Montecatini che era, non sarà più…
Luca Lubrani – post su Terme – Cittadini di buonsenso del 28 febbraio 2022
Come si può costruire la pace
La pace non è una questione di missili o di carri armati. E non è l’esame dello scacchiere internazionale. La pace è quando eviti una lite, o la risolvi, in casa, in ufficio o per strada; quando sopporti invece di sbottare, quando cerchi di capire, quando ti sforzi di ascoltare qualcuno. La pace è quando pensi di avere ragione ma accetti gli argomenti altrui. Costruisci la pace in famiglia, in un gruppo di amici, in viaggio, in riunione, a scuola, in corsia, in campo e in pista, in coda, tra colleghi, per dare l’esempio e soprattutto per prenderlo. E la alleni ogni giorno, la pace, come se fosse una campionessa che gareggia alle olimpiadi.
Persegui la pace quando non consenti a te stesso le scorciatoie della violenza verbale, della rappresaglia o della ritorsione. La pace non si siede allo stesso tavolo con la vendetta e non fa un solo pezzo di strada a fianco dell’indifferenza; non è pigra né sbrigativa, accetta l’idea che ci sarà da soffrire e probabilmente ci saranno delle rinunce. La pace è una priorità. Soprattutto la pace è un tentativo. Un esperimento che fai con te stesso ogni giorno. Fallisci. Ma poi riprovi. La pace è un ideale che molti, istintivamente, possono squalificare come retorico. Questi “molti” li conosci anche tu. Ognuno di noi fa anche parte di loro: è umano. Dicono: non è scrivendo “No alla guerra” su un cartello, o su un social, che una bomba non sarà sganciata. Dicono: questo non serve a niente, serve la concretezza. Eppure, difendere la pace ha un senso. Serve scendere in piazza a invocarla, così come serve andare al lavoro e applicarla. Rivendicare la pace aiuta chi sta sotto i missili ma serve anche e soprattutto a noi, ci fa sentire meno soli. La pace è istinto ma sbaglieresti a credere che si tratti solo di solo quello. Può anche esserci molto studio, nella pace, perché devi capire più cose e più posizioni possibili, analizzare il passato, interpretare le scelte e pronosticare le mosse, esattamente come fa chi ama la guerra. La pace è meccanismo di precisione e prezioso artigianato. Certamente la pace è cultura. Perciò, studiala. La pace la impari e poi forse la insegni. La pace la devi cercare anche quando tutto sembra poter fare a meno di lei. Lei si è rifugiata da qualche parte, ignorata, mortificata, attaccata, bullizzata. È corsa via e si è nascosta in un angolo, invisibile come un senzatetto sotto una coperta. Ma resta viva e va soccorsa, anche solo con una tazza di tè caldo. La pace può riscattare l’umanità all’ultimo minuto; va coltivata anche mentre è in corso un’invasione e il cielo diventa rosso. Non c’è un momento buono per far tornare la pace: ogni momento va bene. Chiediamola oggi, chiediamola ora. E quando capiremo che non l’abbiamo ottenuta, prepariamoci a chiederla di nuovo. Facciamo la pace.
Fabrizio Brancoli – direttore del Mattino di Padova, editoriale del 27 febbraio 2022
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