Parole della domenica, riaccendiamo le luci dei negozi chiusi in segno di speranza
E’ stata un’altra settimana difficile. Il virus è tornato tra noi (non solo in Toscana e in Italia, ma in tutta Europa) con la stessa violenza della prima fase. La differenza è che a marzo il nemico sconosciuto ci ha colti impreparati e questa volta cerchiamo di affrontarlo con le conoscenze che abbiamo fatto sulla nostra pelle. C’è il timore di nuove chiusure e di un lockdown generale che metterebbe in ginocchio tantissime imprese e tantissimi lavoratori. Molto dipenderà dalla nostra capacità di essere responsabili, di usare tutte le precauzioni possibili e di far circolare il meno possibile questo virus, che – non dimentichiamolo – viaggia con le persone.
Montecatini è una città che soffre: il virus si è aggiunto alla lunga crisi del termalismo ed ha inferto un colpo micidiale al turismo. Al momento, non si intravedono luci in fondo al tunnel e la speranza è riposta nell’arrivo di un vaccino. Ma il Comune, intanto, vuole riaccendere le luci di fondi commerciali da tempo chiusi, cercando di dare un segnale di vitalità.
Le nostre parole della domenica – come al solito raccolte nel web e nei giornali – ci offrono momenti di riflessione come ogni settimana. L’attenzione è da porre su uno studio che è stato fatto su una cena fra amici nel febbraio scorso a Capannori (quando ancora non c’erano le limitazioni anti-virus) per capire le dinamiche di diffusione del contagio. Sotto trovate le parti più significative dell’articolo.
Buona domenica e buona lettura a chi vuole seguirci.
(a cura di Mauro Lubrani)
NON CHIAMATELO LOCKDOWN
Insieme al virus ha fatto irruzione nella nostra lingua il termine inglese lockdown. Benissimo. Gli anglicismi sono ormai così numerosi, uno più uno meno pazienza. Invece no. A costo di finire nel campionario delle macchiette rifiuto il neologismo per una ragione di fondo che si può riassumere così: mai adottare un termine straniero quando ne esista l’equivalente italiano.
Corrado Augias – da “La Repubblica” del 20 ottobre 2020.
RIACCENDIAMO QUELLE VETRINE SPENTE
Il Comune di Montecatini Terme lancia un progetto per riaccendere le “vetrine spente”, quelle di attività commerciali chiuse e, quindi, interessate da fenomeni di degrado. La crisi che attanaglia da molti anni Montecatini ha colpito in modo assai duro il settore delle attività commerciali, riducendo il numero di quelle rimaste aperte e, in vari casi, lasciando vuoti diversi spazi. “Situazioni dannose per l’immagine della città – ricorda l’amministrazione – possono essere affrontate e arginate recuperando spazi come questi. Anche a Montecatini, negli ultimi anni, sono aumentate le chiusure di attività economiche, comportando l’aggravio del fenomeno delle vetrine spente. Il Comune vuole attuare politiche per ridurre il degrado di alcune zone della città attraverso politiche rivolte alla rivitalizzazione del commercio promuovendo la possibilità di utilizzare negozi sfitti come vetrine espositive di altre attività economiche”
Daniele Bernardini – da “La Nazione” del 24 ottobre 2020.
UNO STUDIO SUL PRIMO FOCOLAIO TOSCANO A CAPANNORI
21 febbraio 2020: mentre in Lombardia viene diagnosticato il primo caso di Covid italiano, Mattia Maestri, il cosiddetto paziente 1, nello stesso giorno a Segromigno (Capannori) andava in scena un evento che a posteriori si è rivelato essere uno dei principali focolai di diffusione del Covid nella piana lucchese: è la cosiddetta “cena del contagio” a cui parteciparono 49 persone. Su 47 partecipanti 26 risulteranno positivi al coronavirus: di questi 24 con sintomi. Quasi tutti con febbre. Dei commensali, purtroppo, nei giorni successivi uno morirà.
Un interessante studio scientifico retrospettivo è stato condotto dal medico di medicina generale e tutor del corso di formazione specialistica dell’Ordine dei Medici di Lucca Franco Antonio Salvoni insieme a tre medici in corso di formazione specialistica.
Un abstract della ricerca è stato pubblicato sulla rivista scientifica “Recenti progressi in medicina”, rivista autorevole nel panorama italiano. La notizia è stata diffusa dal sindaco di Capannori Luca Menesini attraverso i social, con tanto di grafica che illustra la disposizione a tavola dei partecipanti (senza nomi, che da un punto di vista scientifico hanno scarso interesse).
«Vi faccio una sintesi di cosa è emerso dallo studio – scrive Menesini – condotto su 47 partecipanti alla cena (in totale erano 49): sono risultate positive al Covid 26 persone su 47 (55,3%) di cui sintomatiche 24, e sono risultate negative 21 persone (44,7%), di cui sintomatiche 2. Il sintomo più frequente è stata la febbre. Nei 14 giorni precedenti alla cena si erano recate a Milano 6 persone, di queste 3 sono risultate positive e sintomatiche, e 3 negativi asintomatici. Si ipotizza che il focolaio si sia sviluppato dalle 3 persone sintomatiche, che però al momento della cena non avevano ancora nessun sintomo manifesto. Questo porta i medici a dire che l’R0 (il numero medio di persone che ogni positivo può contagiare) della cena risulta essere compreso fra 7 e 8. Valori altissimi rispetto alla letteratura, che lo attesta sul 3,8».
Gianni Parrini – da “Il Tirreno” del 22 ottobre 2020
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