Parole della domenica, quando le Terme investirono un miliardo di lire per una nuova piscina oggi distrutta
Dando uno sguardo indietro alla storia della nostra città, si può fare un raffronto come sia rapidamente cambiata la situazione turistica ed economica di Montecatini. Alla vigilia del Natale 1981, cioè di 40 anni fa (e non è passata un’eternità), la Società Terme, presieduta all’epoca dall’ingegnere Ennio Gori, annunciò un investimento di un miliardo di lire per la costruzione della piscina termale all’istituto Grocco compreso un investimento di 350 milioni per la promozione in Italia e all’estero.
Il 1981 era stato un anno abbastanza positivo per le Terme, che avevano avuto un milione e 169mila cure idropiche e 334.587 altre cure con un incremento di quasi 2%. Gli ospiti muniti di credenziali del Servizio sanitario nazionale rappresentavano circa il 70% della clientela totale.
Allora si sosteneva che la costruendo piscina termale, che avrebbe dovuto entrare in attività entro la primavera del 1982, “avrebbe risolto uno dei problemi più sentiti per il completamento della proposta termale di Montecatini”. A questa si sarebbe aggiunto il rimodernamento del settore fisioterapico allo stabilimento Leopoldine in modo da dare un’organica soluzione.
Una sorta di beffa oggi considerando che lo stabilimento Leopoldine è un cantiere chiuso da una decina di anni, motivo principale dei mali economici dell’azienda, che la piscina del Grocco fu distrutta (ma le colpe saranno mai di qualcuno?) perché in quello spazio sarebbero stati collocati gli impianti della nuova piscina delle Leopoldine.
C’era – 40 anni fa – anche l’auspicio che le Terme valutassero un piano organico di utilizzo del compendio termale, comprendente il “campone” dell’imbottigliamento, il parco Savoia-Vannini e i vecchi Bagni Redi, oltre ad allestire una mostra sulla storia permanente delle Terme e un centro documentario per gli ospiti.
Come ogni settimana, ho cercato nel web e sui giornali altre storie per chi voglia leggere ma soprattutto per chi voglia riflettere.
Buone Feste a chi ci segue
(a cura di Mauro Lubrani)
Papa Francesco: “Basta morti bianche e più dignità al lavoro”
Nella omelia natalizia Papa Francesco ha citato ripetutamente la parola lavoro. Bisognerebbe che lo ascoltassero di più i politici e soprattutto ne seguissero le indicazioni in un anno che si chiude con un record di morti sul lavoro e con tanti presidi di operai davanti a fabbriche che rischiano di chiudere o di essere delocalizzate per un maggiore profitto.
Il Pontefice ha voluto dedicare parte della sua omelia alle morti bianche che continuano a essere una piaga del nostro Paese. Invita tutti alla riflessione, soffermandosi su quelle quasi 3 vittime al giorno di media che il 2021 ha fatto sul lavoro. E invita tutti alla riflessione chiedendo ai fedeli di “tornare a Betlemme”, ossia alle origini della semplicità, a quello che è il vero senso del Natale e della fede: “Guardiamo al presepe e vediamo che Gesù alla nascita è circondato dai piccoli, dai poveri. Chi sono? I pastori. Stavano lì per lavorare, perché erano poveri e la loro vita non aveva orari, ma dipendeva dal gregge. E Gesù nasce lì, vicino a loro, vicino ai dimenticati delle periferie. Viene dove la dignità dell’uomo è messa alla prova”. Quindi ha scandito: “Nel giorno della vita basta morti sul lavoro! E impegniamoci per questo”.
Ha continuato il Papa. Gesù è venuto a “nobilitare gli esclusi e si rivela anzitutto a loro: non a personaggi colti e importanti, ma a gente povera che lavorava”. La dignità del lavoro, soprattutto di quelli più faticosi e pericolosi, è stata messa al centro della sua omelia dal Santo Padre, che ha ricordato che “Dio stanotte viene a colmare di dignità la durezza del lavoro”. Il suo arrivo “ci ricorda quanto è importante dare dignità all’uomo con il lavoro, ma anche dare dignità al lavoro dell’uomo, perché l’uomo è signore e non schiavo del lavoro”. La sfida del Natale lanciata da Papa Francesco è quella di vincere l’indifferenza avvicinandosi ai poveri: “Un unico timore ci assalga: ferire l’amore di Dio, ferirlo disprezzando i poveri con la nostra indifferenza”.
Chiude lo storico ristorante “Da Egisto”
Con un messaggio Whatsapp Egisto Bros, ristorante pizzeria di piazza Battisti, attivo da ben 64 anni, annuncia la chiusura del locale a causa delle conseguenze della pandemia.
«Non ce l’abbiamo fatta a superare questo momento. Volevamo solo ringraziarvi per la fiducia che ci avete dimostrato negli anni e augurarvi un felice Natale». Firmato Aleandro (Roncarà, in foto) e Silana. Un messaggio che ha colto a sorpresa i tantissimi clienti del locale.
Punto di ritrovo per generazioni di montecatinesi e post-partita del basket dei tempi d’oro (lo stesso Aleandro è stato un buon cestista ai tempi della serie A della Panapesca), Egisto lascia sicuramente un vuoto in città.
Il “Ronca” continua così la sua carriera d’artista ormai molto conosciuto ed affermato a livello nazionale, dopo che per 27 anni aveva gestito in prima persona il ristorante-pizzeria che era stato fondato dai genitori.
Il virus è tornato a far paura anche in Toscana
I nuovi casi di Coronavirus registrati in Toscana nelle ultime ore sono stati 3.438 su 54.292 test, di cui 18.707 tamponi molecolari e 35.585 test rapidi. Lo comunica la Regione.
Si tratta del record dei casi giornalieri da inizio pandemia, sul dato più alto influisce appunto l’altissimo numero di test e la contagiosità della variante Omicron.
Gli attualmente positivi sono oggi 27.204, +11,7% rispetto a ieri. I ricoverati sono 481 (3 in meno rispetto a ieri), di cui 72 in terapia intensiva (3 in più).
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