Parole della domenica, polizia municipale “distrutta” in appena dieci anni: i numeri del tracollo in un’analisi del sindaco
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Si parla tanto di sicurezza a Montecatini, in seguito a brutte vicende di cronaca avvenute nelle ultime settimane. Ma si parla anche di carenze di uomini, in particolare nell’organico della polizia municipale. I dati sono stati evidenziati dallo stesso sindaco Claudio Del Rosso, il quale ha affermato che “negli ultimi dieci anni il comando di polizia municipale è stato letteralmente distrutto”.
I numeri sono evidenti: nel 2014 c’erano 7 vigili a tempo determinato e 27 a tempo indeterminato (nel 2009 erano 31), per un totale di 34. Nel 2019, il Comune aveva sette agenti a tempo determinato e 26 a tempo indeterminato, per un totale di 33. Nel 2024, 10 vigili a tempo determinato e 12 a tempo indeterminato, per un totale di 22. Solo nell’arco degli ultimi cinque anni, il Comune avrebbe perso 14 agenti a tempo indeterminato.
Sono davvero lontani i tempi del comando guidato dall’indimenticato Giuseppe Terreni. I problemi di sicurezza odierni non erano nemmeno immaginabili e la città viaggiava a gonfie vele con il suo turismo termale, che ha avuto un tracollo paragonabile appunto a quello dell’organico dei vigili urbani. L’obiettivo dell’attuale amministrazione è di rinforzare la polizia locale, ma i tempi burocratici per le assunzioni sono lunghi. L’importante è invertire la tendenza.
Intanto, partirà a marzo, a cura dell’amministrazione, un servizio serale di steward nelle vie del centro che, a un certo punto della notte, si daranno il cambio con le guardie giurate impegnate nella vigilanza degli edifici comunali. Questi ultimi, per tutta la notte, compiranno un percorso con vari passaggi nel cuore di Montecatini per segnalare qualsiasi emergenza alle forze dell’ordine.
Come ogni settimana, ho cercato nel web e sui giornali altre storie per chi voglia leggere ma soprattutto per chi voglia riflettere.
Buona domenica a tutti quelli che ci seguono.
(a cura di Mauro Lubrani)
Toscana, clima tropicale: temperature alte e piogge record
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Il 2024 è stato l’anno più caldo della Toscana, con 2.3 gradi in più di temperatura media annuale rispetto al ciclo 1960-1990 (+1.3 gradi invece rispetto a 1990-2010) e un surplus di precipitazioni maggiore del 20% rispetto al livello statisticamente normale. A certificare la tropicalizzazione regionale e i rischi derivanti dalla crisi climatica è il rapporto sull’andamento del clima in Toscana nel 2024 curato dal consorzio Lamma.
«Purtroppo noi climatologi sembriamo ormai un disco rotto che annuncia ogni anno un nuovo record. L’anno concluso conferma non solo il costante incremento delle temperature ma anche una sempre più evidente accelerazione», avverte il direttore del Lamma, Bernardo Gozzini. A livello di rischi, aggiunge Gozzini, a pagare il prezzo più alto «del riscaldamento globale saranno le aree interne, soprattutto la piana tra Prato e Firenze, e per le precipitazioni in particolare le aree costiere, ma anche le province di Arezzo e Lucca».
In Toscana, infatti, 10 mesi su 12 del 2024 sono stati più caldi del normale con le uniche eccezioni di novembre e dicembre. Il mese dove l’anomalia di temperatura è stata più marcata è lo scorso febbraio, con +3.3 gradi rispetto alla media e nessuna ondata di freddo, nemmeno di breve durata, registrato. Tra l’altro il dato anomalo di febbraio è diventato quasi una costante: i mesi di febbraio più caldi della serie storica sono stati per la Toscana il 2024, il 2022, il 2021 e il 2020. Quindi, dopo un inverno che è stato il più caldo degli ultimi 70 anni (+2.4 gradi) non sorprende che nel 2024 ci sia stata anche la seconda primavera più calda (+1.2), e la terza estate più calda (+1.8).Le piogge invece l’anno scorso sono state più abbondanti del normale con +20% a livello annuale, concentrate soprattutto tra gennaio a ottobre, mentre è piovuto molto meno del normale nei due mesi invernali. Il mese invece in cui è piovuto il doppio rispetto al normale è stato febbraio, mentre quello con l’anomalia negativa maggiore è stato novembre (-63%), solitamente il più piovoso dell’anno.
Luca Gasperoni – Corriere Fiorentino, 7 febbraio 2025
Spreco alimentare, quello che possiamo fare
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Il 5 febbraio è stata ricordata la Giornata nazionale contro lo spreco alimentare. Altro che giornata, servirebbe. L’Agenda Onu ha fissato come obiettivo di dimezzarlo entro il 2030, tutto il cibo che oggi si butta. E che in questo momento nel mondo, ogni giorno, è un terzo di tutto quello che si produce: dimezzare quello come chiederebbe l’Onu, senza produrne altro, basterebbe a sfamare un miliardo di persone. Peccato che la tendenza non sia quella giusta: se non cambia qualcosa, anziché dimezzare entro il 2030, il cibo sprecato nel 2050 sarà il doppio di adesso. E mica solo il cibo: solo in Italia, oggi, vengono dispersi 140 miliardi di litri d’acqua ogni anno. Se lo spreco alimentare fosse un Paese sarebbe il terzo maggiore produttore di gas climalteranti dopo gli Usa e la Cina. Non possiamo farci niente? Col cavolo. Perché il punto è che per quanto ovviamente le perdite avvengano in varia misura lungo tutta la filiera, dalla produzione in poi, il vero dato impressionante è che nei Paesi ad alto reddito lo spreco si compie soprattutto post-vendita: cioè non è che la verdura cade dai camion mentre la portano al mercato, è che ne compriamo più di quella che ci serve e poi la buttiamo.
Paolo Foschini – Corriere della Sera / Buone notizie, 3 febbraio 2025
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