Parole della domenica, per le Terme sarà un’estate a ritmo ridotto?
Fra un mese sarà Pasqua e, come vuole la tradizione, inizierà la nuova stagione turistica. L’impressione è che sarà un altro anno difficile per Montecatini. Infatti, si parla di apertura ridotta delle Terme: ad esempio il Tettuccio potrebbe restare aperto solo al mattino, come molti anni fa ma quando gli stabilimenti per iniziative pomeridiane non mancavano (su tutti Torretta e Tamerici). In attesa delle decisioni dei creditori sul concordato e su eventuali nuovi gestori sembra questa la soluzione più concreta.
Una notizia che preoccupa non poco, perché esiste il rischio di allontanare gli ospiti fedelissimi.
Intanto, scade il 28 marzo, alle 12, il termine per la presentazione di un’offerta irrevocabile di affitto, in concorrenza a quella già presentata dalla Croce Rossa presidio Anna Torrigiani per l’affitto del ramo d’azienda Redi e Tettuccio . Le offerte dovranno essere inviate al commissario giudiziale Alessandro Torcini. L’affittuario dovrà dichiarare di essere in possesso dei requisiti oggettivi e soggettivi richiesti per subentrare a una serie di accreditamenti e convenzioni.
Come ogni settimana, ho cercato nel web e sui giornali altre storie per chi voglia leggere ma soprattutto per chi voglia riflettere.
Buona lettura a tutti quelli che ci seguono.
(a cura di Mauro Lubrani)
A linea Verde con la maglietta del “Dog pride”
Oggi, su RAI1, a Linea Verde Life, quel mito di Marcello Masi con la maglietta del Dog Pride Day 2022!!! Che onore… Grazissime!!!
Clara Maria Mingrino – post su Facebook del 11 marzo 2023
La guerra non ha un volto di donna
La guerra non ha un volto di donna, scrive Svetlana Aleksievic, padre bielorusso e mamma ucraina, nata nell’allora sovietica Stanislav, attuale Ivano-Frankivsk. La biografia della Nobel per la Letteratura è marchiata a fuoco dal conflitto, sotterraneo ai tempi dell’Urss, evidente e incendiario dopo la sua dissoluzione. Una guerra che, però – come tutte le guerre – non ha un volto di donna. Perché il suo racconto di epiche battaglie, razzie di nemici, vittorie e sconfitte, è stilato con parole maschili. Nella declinazione al femminile “non ci sono eroi e strabilianti imprese, ma semplicemente persone reali impegnate nella più disumana delle occupazioni dell’uomo”.
La guerra non ha un volto di donna, dunque. La lotta, invece, ne ha tanti. Il 2022 ha portato sulla superficie reale e mediatica il fiume carsico di proteste pacifiche, resistenze nonviolente, rivendicazioni dal basso, portate avanti nel mondo da mani, teste e cuori femminili. I tre linguaggi – pensiero, sentimento e opere – che le donne hanno la capacità di tenere insieme, ha detto anche di recente papa Francesco. Dalle folle iraniane che occupano le piazze al grido: “Donne, vita, libertà” alle indigene amazzoniche pronte a fare scudo con i propri corpi agli alberi della foresta in nome del diritto all’esistenza, propria e di tutti. Dalle mamme che scavano la terra messicana in cerca dei figli,desaparecidos della narcoguerra, alle attiviste filippine impegnate nella denuncia quotidiana degli abusi delle forze di polizia. Dalle italiane in prima linea contro le mafie alle sudafricane protagoniste della battaglia anticorruzione alle studentesse afghane in sit-in di fronte alle scuole e alle università da cui le hanno espulse i taleban. A queste ultime – le donne prigioniere dell’Emirato, espunte dal radar informativo insieme al loro Paese, poco “interessante” nell’ottica di una geopolitica internazionale costruita sull’ultima emergenza. Lucia Capuzzi – “Avvenire” 8 marzo 2023
Alla ricerca dei giornali (e dei lettori) perduti
“Perché non siete in edicola?” chiede un abbonato al quale la rivista ST arriva spesso in ritardo. La prima risposta a caldo potrebbe essere: “Trovarla una edicola aperta”. La seconda, meno impulsiva, dovrebbe ricordare i tentativi fatti nel passato con l’abbinamento a un quotidiano toscano, lasciato cadere da quest’ultimo nonostante i buoni risultati, e i contatti con alcuni canali distributivi, rimasti tali o con esiti deludenti, forse perché siamo un piccolo giornale e di nicchia.
Ma ST è ancor meno di un microcosmo nel mondo dell’editoria. Il problema vero è la crisi cronica della stampa cartacea quotidiana alla quale si accompagna quella di molti periodici. Così chiudono le edicole, ci sono paesi che ne sono rimasti sprovvisti, nelle città come Firenze è difficile comprare un giornale il pomeriggio (alla stazione di Santa Maria Novella non ci sono più giornalai ma solo uno spazio per la stampa in una nota libreria) e l’emorragia continua, inesorabile. Fare l’edicolante, un’attività che spesso si tramandava di padre in figlio, non è più remunerativo.
Dopo aver scoperto, spesso in ritardo, i giornali on line a pagamento, gli editori soprattutto dei quotidiani sembrano rassegnati e comunque interessati solo ai prepensionamenti oltre alla cassa integrazione e ai contratti di solidarietà. Se le redazioni si svuotano non solo nei numeri ma anche nella qualità poco importa. Dopo aver quasi estinto anche grazie alle innovazioni tecnologiche i poligrafici, qualche editore magari spera di fare giornali senza giornalisti. Siamo a meno di un milione di copie di quotidiani vendute ogni giorno. Venti anni fa eravamo a cinque milioni di copie e sembravano poche. Gli editori hanno dunque le loro attenuanti ma hanno reagito alla crisi con una sorta di rassegnato disinteresse. Hanno forse provato a investire nella qualità e a sostenere con iniziative adeguate il valore è l’importanza della carta stampata pur in una informazione multimediale? Anche i giornalisti hanno le loro responsabilità. Spesso troppo autoreferenziali, attenti a fare un giornale che magari piace più a loro che ai lettori. Per non parlare degli autogol che in diversi casi hanno minato la credibilità e l’autonomia dalla politica e dalla finanza e di un’informazione ben più urlata che ragionata. Edicole che chiudono, agenzie di distribuzione spesso in difficoltà, giornalisti demotivati e preoccupati per il loro futuro (quelli non prepensionati), pubblicità in calo, lettori che se ne vanno. E la colpa non è solo dei social con la loro informazione dilatata e deformata. Le fake news trovano immeritata credibilità ma i social hanno anche il merito di aver ampliato, e molto, il perimetro dell’informazione e della comunicazione.
Non conoscono crisi solo le apparizioni televisive di direttori, condirettori e vicedirettori di quotidiani. Qualcuno vanta anche tre presenze nello stesso giorno fra RAI, Mediaset e LA7. Fosse solo per questo parametro la credibilità della carta stampata sembrerebbe alta, purtroppo non è così. Troppo pessimismo, troppa nostalgia per in passato che non può certo tornare? È possibile. Probabilmente la ricerca dei giornali e dei lettori perduti è una chimera, anche perché molti dei diretti interessati non ci credono o non ci provano. Finiremo per dover rendere l’onore delle armi alla carta stampata, magari con il magone in gola e con la certezza che non sarà un bel momento per nessuno, soprattutto per chi crede che concetti come pluralismo, libertà e qualità dell’informazione sono patrimonio di una società non appiattita.
Pierandrea Vanni – giornalista e sindaco di Sorano
L’azienda cambia proprietà e fa un regalo ai dipendenti
GianninoDistribuzione spa è un marchio storico nel campo della vendita all’ingrosso del settore tessile e dell’abbigliamento; nel suo magazzino di Altopascio può contare su una superficie di 25mila metri quadri nei quali dalla sua fondazione, oltre 100 anni fa, offre una vasta gamma di prodotti selezionati dal proprio personale, un team attento e qualificato di professionisti.
Da poco la società è passata di mano: la famiglia Fantozzi, le sorelle Giovanna, Rita e Serena, Chiara, e il presidente Pierpaolo Viti, in una prima fase hanno ceduto alla concorrente Prati srl, di Forlì, il 51% delle quote societarie, cessione che si definirà completamente entro la fine dell’anno. Una scelta fatta per garantire la continuità del marchio fondato da Virgilio Fantozzi e, soprattutto, il lavoro ai 156 dipendenti.
La famiglia si è prodigata per tutelare tutti quei lavoratori che, nel corso degli anni, hanno dato un importante contributo alla crescita dell’azienda. E nei giorni scorsi gli stipendiati hanno ricevuto una bella sorpresa. Tutti quanti si sono ritrovati in busta paga un sostanzioso ‘regalo’ di ringraziamento, da parte della famiglia Fantozzi e del presidente uscente Viti. Per premiare la fedeltà e la collaborazione dei propri collaboratori in tutti questi anni, infatti, la proprietà ha fatto trovare in busta paga un premio a sorpresa per tutti i 156 dipendenti: un premio extra come ringraziamento e saluto in vista dell’entrata della nuova proprietà. Alla proprietà vanno i ringraziamenti da parte di tutti i dipendenti per il nobile gesto compiuto, ormai sempre più raro e gradito, specialmente in periodi difficili come quelli che stiamo vivendo.
La Nazione – 11 marzo 2023
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