Parole della domenica: Natale amarcord, nel 1984 bene il turismo estero in un anno all’insegna delle trasmissioni Rai
Natale è alle porte. Facciamo un passo indietro e vediamo, dall’archivio de La Nazione, come era la situazione 40 anni fa. La tradizionale e annuale conferenza cittadina aveva evidenziato un incremento di turisti stranieri, ma si cominciavano ad intravedere segnali di crisi nel termalismo.
Il Natale del 1984 era all’insegna dei festosi addobbi nelle strade, dei negozi pieni ma non stracolmi come negli anni passati, la frenetica corsa agli ultimi regali, i preparativi per le cene e feste, le cerimonie religiose in programma con le tradizionali messe di mezzanotte.
Montecatini festeggiò il Natale all’insegna degli spettacoli televisivi, concludendo nel migliore dei modi un lungo gemellaggio con la Rete Uno della Rai. Il 1984, infatti, fu particolarmente felice dal punto di vista televisivo e di ritorno di immagine: da giugno a dicembre ci furono circa 50 ore di trasmissione con altissimi indici di ascolto. Si iniziò in primavera con Serata d’onore e Domenica in, poi si proseguì con Discoestate, con i collegamenti per Fantastico 5 e la nuova edizione di Domenica in, concludendo in bellezza con la manifestazione organizzata da Gianni Ravera Hit 84 canzoni per l’inverno con la partecipazione sulla passerella del Teatro Verdi dei più importanti nomi della musica leggera italiana ed internazionale.
La sera di Natale andò in onda la terza trasmissione dello spettacolo condotto da Daniela Goggi ed Emilio Levi con ospiti di spicco come Fortis, Ramazzotti, Raf, Scialpi, Nannini e Toni Esposito. Per Santo Stefano lo spettacolo andò in onda con Domenica in con la presenza di diversi ospiti della sera prima con l’aggiunta di altri tipo Togni, Nada, Concato, Matia Bazar, Vecchioni e Alphaville.
Come ogni settimana, ho cercato nel web e sui giornali altre storie per chi voglia leggere ma soprattutto per chi voglia riflettere.
Buona Natale a tutti quelli che ci seguono.
(a cura di Mauro Lubrani)
Negozi chiusi nelle festività: la proposta fa discutere
“Anacronistica”. Delle diverse reazioni che ha suscitato la proposta di legge sulla chiusura dei negozi in 6 superfestività, presentata da Silvio Giovine di Fratelli d’Italia, colpisce questa definizione. Perché insiste sul tema fondamentale del tempo e assieme tradisce una visione dell’uomo a una sola dimensione: quella del consumo. La questione è semplice: dopo anni di liberalizzazione totale del commercio i piccoli negozi di quartiere sono stati spazzati via. Colpa della concorrenza del “sempre aperto”, la stessa che la grande distribuzione organizzata subisce ora dall’online. Di qui il forte timore di alcuni operatori del settore che qualsiasi regolamentazione possa intaccare il fatturato. Anche solo di qualche frazione, visto che stiamo parlando di sei-giornate-sei in un anno – Natale, Santo Stefano, Capodanno, Pasqua, Ferragosto, il Primo Maggio – e una tipologia molto limitata di esercizi commerciali (sono esclusi bar, ristoranti, pasticcerie…). La festa, le domeniche in genere ma soprattutto le grandi festività religiose o laiche, hanno la funzione di sancire uno stop, una cesura rispetto al tempo ordinario del lavoro. Le feste servono a ri-sincronizzare le persone in un tempo che viene liberato per ognuno di noi contemporaneamente. Possiamo fare festa assieme perché siamo tutti liberi e siamo tutti liberi proprio perché possiamo fare festa assieme (è il senso della liberazione nell’Esodo, dello shabbat e della domenica). Il sistema economico, invece, persegue l’obiettivo di ricondurre tutto e solo alla generazione di profitto, compresi i rapporti sociali. Ma non è forse proprio questa idea della persona “a una sola dimensione” e della libertà stessa ad essere, in maniera interessata, fortemente “anacronistica”?
Francesco Riccardi – Avvenire del 20 dicembre 2024
«Rispetto»la parola nobile della Treccani per il 2024
È una parola nobile, quella eletta dalla Treccani a parola dell’anno: «rispetto». Una parola nobile perché appartiene alla sfera dell’etica e riguarda la relazione con gli altri. Dunque, quasi un auspicio, un invito a cambiare registro, espressivo oltre che comportamentale. Lo spiegano bene i linguisti Valeria Della Valle e Giuseppe Patota, condirettori del Vocabolario Treccani: «Dovrebbe essere posta al centro di ogni progetto pedagogico, fin dalla prima infanzia (…)». E precisano che «la mancanza di rispetto» genera violenze sulle donne, sulle minoranze, sull’ambiente. Proprio nei giorni scorsi si è accesa nei social una discussione sul «rispetto dei ruoli» a scuola, dove qualche ragazzo non esita a dare del tu all’insegnante. C’è il rispetto dei ruoli, c’è il rispetto della forma, c’è il rispetto della norma, eccetera. Nel Grande Dizionario della Lingua Italiana, la voce «rispetto» occupa ben 11 colonne con 29 diverse accezioni, da deferenza e stima su su fino all’ossequio e alla riverenza. Certo, è vero che il rispetto è un sentimento che richiede reciprocità, ma non è necessariamente amore. Leopardi annotò che non essendo né giovani né belli né affabili i papi e i sovrani non potevano esigere amore ma «solo» rispetto. Tant’è. Oggi i «sovrani» fanno di tutto per apparire affabili, spesso senza essere degni non dico di amore ma neppure di rispetto, non avendo essi stessi nessun rispetto per nessuno se non per se stessi. Del resto, tutto congiura a far prevalere la vasta gamma dei suoi contrari: dal disprezzo alla volgarità e, sia detto con rispetto, alla stronzaggine.
Paolo Di Stefano – Corriere della Sera, 17 dicembre 2024
I doni inaspettati di Notre-Dame
Con la riapertura della Cattedrale di Notre-Dame, la Francia vivrà un Natale diverso dagli altri, dopo un quinquennio di “vuoto” che è stato in realtà colmato da scoperte, circostanze ed effetti per nulla messi originariamente in preventivo. Insomma, i doni di Natale imprevisti di Notre-Dame. Il primo dono è un tesoro archeologico inestimabile, scoperto durante gli scavi per la verifica delle fondamenta: 3mila pezzi della tribuna che in origine separava coro e navata, risalente al Duecento e distrutto verso il 1710. Il secondo dono è che il supercantiere ha irradiato luce su come proteggere chiese e altri luoghi di culto, culminato nel settembre 2023 negli “Stati generali del Patrimonio religioso” lanciati dalla Chiesa. Il terzo dono è la reazione collettiva di solidarietà di 340mila donatori, una lezione di unità di una umanità che diventa famiglia. Il quarto dono è il numero di catecumeni adolescenti o adulti battezzati nella scorsa notte di Pasqua in tutta la Francia: oltre 12mila, con un aumento del 31% rispetto al 2023. Come se nel Paese riaffiorasse di nuovo la sete di radici che danno senso.
Daniele Zappalà – Avvenire 21 dicembre 2021
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