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Parole della domenica, le ferrovie vogliono chiudere i passaggi a livello ma la città non ci sta

Parole della domenica, le ferrovie vogliono chiudere i passaggi a livello ma la città non ci sta

Chi pensava che nel progetto di raddoppio della ferrovia tra Pistoia e Lucca le Ferrovie si fossero dimenticate del tratto Montecatini-Pescia si è bruscamente risvegliato. Rfi, infatti, ha inviato una lettera alla nuova amministrazione comunale, in cui chiedono la chiusura del passaggio a livello di via Tripoli, ma anche quello di via del Salsero rischia la stessa fine. Sarebbe uno stravolgimento del traffico in città e un’ulteriore accentuazione della divisione di Montecatini tra nord e sud. A questo si aggiungono anche i rumors della possibile chiusura della stazione succursale, di un aumento delle corse sulla tratta non appena concluso il raddoppio e dell’inizio di pratiche di esproprio nell’area pesciatina.
Le passate amministrazioni comunali poco hanno fatto nel cercare un confronto con le ferrovie, magari instaurando anche un braccio di ferro, per il bene della città. Montecatini ha bisogno di una ricucitura del suo territorio sfruttando l’occasione di un intervento di natura epocale come quello del raddoppio della linea ferroviaria. Si era parlato di un interramento o di una sopraelevata, ora c’è il rischio che i muri alzati a Pieve a Nievole proseguano anche a Montecatini.
Le legittime proteste di commercianti e residenti di via Tripoli sono già iniziate… La nuova amministrazione deve pretendere interventi solo migliorativi per la città e che le Ferrovie si dimentichino le colate di cemento.

Come ogni settimana, ho cercato nel web e sui giornali altre storie per chi voglia leggere ma soprattutto per chi voglia riflettere.
Buona lettura a tutti quelli che ci seguono
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(a cura di Mauro Lubrani)

Tiziano Terzani diceva

Oggi l’economia è fatta per costringere tanta gente a lavorare a ritmi spaventosi per produrre delle cose per lo più inutili, che altri potranno acquistare lavorando anch’essi a ritmi spaventosi.
E se imparassimo a vivere di piccole cose, nell’essenziale, del cibo semplice, magari imparando anche l’arte del riciclo, del baratto, acquistando anche cose usate, non ci sarebbe povertà, soprattutto ci sarebbe più ricchezza di animo, e di tempo, che è il bene più prezioso che abbiamo, per viverci le persone amate, per vivere la natura.
Post su Facebook del 10 luglio 2024

L’arte di saper tramontare

In più occasioni Nietzsche ha ricordato che l’arte più alta che un essere umano può esercitare è quella di saper tramontare. Con una aggiunta che non dobbiamo trascurare. Saper tramontare, scrive, “al momento più giusto”. Si tratta di un drammatico problema che investe attualmente la figura tristemente patetica e sfinita di Joe Biden, ma che, in realtà, definisce più in generale il carattere essenziale di una leadership politica all’altezza del suo compito. Un vero leader, infatti, dovrebbe lavorare sin dal primo giorno del suo incarico per preparare la sua successione, per rendere il suo gruppo di appartenenza non dipendente dalla sua azione, per trasmettere il senso più fecondo dell’eredità. In questo senso lo scacco evidente di una leadership com’è quella di Biden mette sotto accusa non solo il soggetto in questione e il suo entourage più familiare, ma un intero partito e una intera cultura politica. Come è possibile che nel corso degli anni non sia stata coltivata con la giusta attenzione un passaggio di consegne generazionale, la trasmissione efficace di una eredità? L’arte di sapere tramontare dovrebbe guidare un leader degno di questo nome sin dal giorno del suo insediamento. Circondarsi non dai mediocri ma dai migliori, guardare con cura alle nuove generazioni, ai loro talenti, affidare a loro compiti e responsabilità, attivare un principio di delega diffuso, non accentrare il potere sulla propria persona. Si tratta di una versione non patriarcale — non edipica — della leadership che non si struttura più verticalmente ma secondo una orizzontalità plurale. Operazione complessa, più facile a dirsi che a farsi, che ha come presupposto l’idea che il leader non si manifesti essenzialmente attraverso un comando esercitato dall’alto e destinato a trasmettersi gerarchicamente verso il basso, ma come una luce che s’irradia.
Massimo Recalcati – La Repubblica, 10 luglio 2024

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Naturalmente sul sito si trovano archiviate tutte le “Parole della domenica” a partire dalla numero uno ad oggi

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