Parole della domenica, la triste fine di tanti alberghi che hanno fatto la storia della città
“In città ci sono 34 hotel chiusi, e di questi circa 20 hanno cessato la loro attività nell’ultimo quinquennio, mentre i rimanenti sono ormai spariti dai radar da anni e anni. A guidare la lista degli hotel con la reception sbarrata c’è il celebre Grand Hotel & La Pace che, da quando è stato acquisito da una nuova proprietà, non ha più riaperto in attesa di futuribili restauri”. E’ quanto riporta il Tirreno in una recente inchiesta sul progressivo depauperamento del nostro patrimonio alberghiero.
Nel lungo elenco degli hotel ormai usciti dal giro del mondo turistico ci sono nomi illustri che hanno scritto belle pagine della storia della nostra tradizionale offerta di ospitalità. Molti di questi immobili sono da tempo “in stato di totale abbandono – ha scritto ancora Il Tirreno – senza neppure che le porte e le finestre oppongano valida resistenza ai malintenzionati”.
Difficile dire quale possa essere il destino di questi edifici anche perché una loro riconversione in ambito residenziale (il famoso cambio di uso) appare oggi molto problematica e sicuramente meno appetibile di qualche anno fa.
Come ogni settimana, ho cercato nel web e sui giornali altre storie per chi voglia leggere ma soprattutto per chi voglia riflettere.
Buona lettura a tutti quelli che ci seguono.
(a cura di Mauro Lubrani)
Un secolo fa nasceva Maria Callas
Quando l’Italia fa squadra
Preferiamo evitare la retorica sulla capacità dell’Italia di stare davanti a tutti quando fa squadra o, specie di questi tempi, quella su una squadra che vince perché è come una famiglia. Però, l’immagine che vedete in apertura è di quelle che resteranno impresse non solo negli annali, ma negli occhi e nei ricordi (anche se si spera non debbano passare altri 47 anni per vederne un’altra che le somigli): l’Italia ha vinto la Davis, la coppa del mondo del tennis, com’era scritto nel palazzetto dello sport di Malaga teatro del trionfo azzurro. Jannik Sinner, Lorenzo Sonego, Matteo Arnaldi, Lorenzo Musetti, Simone Bolelli e il capitano Filippo Volandri hanno fatto l’impresa (con il tifo «ravvicinato» di Matteo Berrettini), battendo per 2 a 0 l’Australia nell’ultimo match. Per cui ci perdonerete se, per una volta, iniziamo con una notizia «leggera». No, non basterà una vittoria a rendere migliore l’Italia, né gli italiani. Ma aver regalato un momento di sollievo — che non cancella ma attenua per qualche ora il gravame di giorni, e settimane e mesi pesantissimi — merita almeno lo spazio di un grazie.
Luca Angelini – Prima Ora Corriere della Sera 27 novembre 2023
Patrimoni Unesco, il vanto senza tutela
A cosa serve avere il bollino Unesco di Patrimonio Mondiale dell’Umanità? A poco, risponde un’indagine a campione di Italia Nostra condotta in occasione del 50° anniversario della Convenzione sul patrimonio mondiale. Meglio: «per i luoghi meno conosciuti appare come una vera e propria azione di promozione e marketing» ma «per i cosiddetti grandi attrattori, per le città d’arte e per le mete turistiche consolidate, il riconoscimento Unesco è quasi sempre ininfluente e gli impatti sociali inesistenti».
Un esempio per tutti può essere la meravigliosa Villa Adriana che Marguerite Yourcenar proprio nel 1924 (il centenario è dietro l’angolo) visitò la prima volta traendone ispirazione per le celeberrime Memorie di Adriano. Meta culturale italiana tra le più amate nel ‘96 con 301.130 visitatori che si sommavano ai 543.086 della vicina Villa d’Este, ricevette il prestigioso bollino nel 1999. L’anno dopo salì a 323.231 ma dieci anni più tardi boccheggiava a 229.885: la progressiva cementificazione negli immediati dintorni e addirittura il progetto di un’immensa discarica non erano d’aiuto. Né la situazione pare migliorata se è vero che l’ultimo dato disponibile (2001) sul sito del ministero della Cultura dice che Villa Adriana e Villa d’Este fanno insieme 282.383 visitatori. Un terzo di trent’anni fa.
Colpa anche del degrado anche abusivo della periferia romana che praticamente assedia la straordinaria dimora archeologica? I Piani paesaggistici, risponde Italia Nostra, «risultano presenti nel 70% dei 33 siti esaminati» dallo studio. Il che significa che uno su tre dei tesori artistici, architettonici o monumentali riconosciuti Patrimonio Mondiale dell’Umanità dall’Unesco non sono abbastanza protetti. Per dirla con un’antica denuncia di Salvatore Settis: «La tutela si ferma un centimetro oltre il confine del bene tutelato».
In realtà, insiste Italia Nostra, «va notato che solo la presenza del “vincolo paesaggistico” consente di stabilire una reale ed efficace tutela». Quindi? «L’ipotesi di inserire un vincolo paesaggistico ex lege per i siti Unesco potrebbe essere la soluzione». Che senso c’è a menar vanto del record nostrano di siti Unesco se poi non li si protegge con amore?
Gian Antonio Stella – Corriere della Sera – 29 novembre 2023
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