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Parole della domenica, la pandemia prolunga la crisi delle città turistiche

Parole della domenica, la pandemia prolunga la crisi delle città turistiche

Ormai è il virus a condizionare il nostro tempo. Anche per Montecatini, naturalmente. Gli effetti della pandemia continuano a pesare enormemente sulla nostra vita quotidiana ed hanno ripercussioni negative anche sull’economia.
La città rischia la terza stagione consecutiva di sofferenze, perché niente oggi fa pensare che nella prossima primavera-estate la situazione possa essere migliore delle due che l’hanno preceduta.
E’ vero che c’è stato un incoraggiante incremento di turisti italiani nei mesi di punta di agosto e settembre 2021, ma è altrettanto vero che pesa enormemente la mancanza di ospiti stranieri.
Una boccata di ossigeno era venuta dal bonus terme, ma la recrudescenza del Covid non ha permesso di effettuare le cure alla gran parte delle persone che si erano prenotate. Le Terme di Montecatini, pertanto, e altre realtà italiane hanno chiesto al governo di rifinanziare e prorogare il bonus da 200 euro che consente di effettuare una serie di trattamenti in modo gratuito, grazie al contributo dello Stato. Soprattutto, chiedono che venga presa una veloce decisione per poter attivare le cure anche oltre l’8 gennaio, data entro la quale doveva essere utilizzato il bonus.
A livello governativo, nonostante le molte promesse, al momento non c’è stata adeguata attenzione verso la crisi che stanno attraversando le città turistiche. Vediamo se qualcosa cambierà, a partire da un prolungamento del “bonus terme”.

Come ogni settimana, ho cercato nel web e sui giornali altre storie per chi voglia leggere ma soprattutto per chi voglia riflettere.
Buona domenica a chi ci segue 

(a cura di Mauro Lubrani)

E’ il momento di una donna Presidente

Agnese Pini, prima donna a dirigere lo storico quotidiano “La Nazione”

E dunque è il momento di una donna presidente della Repubblica, come chiedono le intellettuali che in questi giorni ne hanno fatto un manifesto? Certo, certo che è il momento. Io lo spero profondamente. Ma è un “momento” talmente esausto e abusato da suonare vuoto. Molti anni fa sarebbe già stato il momento: Nilde Iotti nel 1990 diceva che era il momento. Nel 1990! E invece il momento è invecchiato, lo abbiamo perso senza capacità (o volontà? Credo volontà) di coglierlo. Allora che cosa è successo in questi trenta (trenta!) anni, da Nilde Iotti a oggi? (…) È successo che si è costruito troppo poco per la base. Si è pensato ai “momenti”, cioè ai simboli, che mirassero all’eccellenza. Ma i simboli da soli non cambiano (quasi) mai le cose. A volte i simboli servono solo a pulirci la coscienza. Perché la domanda è questa: il nostro Paese diventerebbe davvero un Paese moderno, un Paese all’altezza dei diritti umani dei suoi cittadini e delle sue cittadine se avesse una presidente della Repubblica donna? Ovviamente no. Avrebbe un simbolo, certo. Un simbolo di cui io, tra l’altro, sarei felicissima, perché sia chiara una cosa: meglio il simbolo che niente. Un simbolo, per di più, da scegliere in un bacino di eccellenza femminile che pullula di nomi straordinariamente adeguati per ricoprire la prima carica dello Stato. Ma, come dicevo, l’eccellenza non è il metro di giudizio con cui si esercita e si distribuisce il potere. E quasi mai il Presidente è stato scelto sulla base della pura eccellenza, è stato invece scelto (inevitabilmente) sulla base della politica (degli equilibri, dei giochi, dei contrappesi politici). Che è un’altra cosa. E in quella base le donne italiane ancora non ci sono, o ci sono in modo troppo tiepido, lieve, irrilevante. Questo è il problema. Ed è per questo che non dobbiamo puntare ai “momenti”, né ai simboli. Dobbiamo ritornare alla base, ricominciare da lì. Senza imprigionarci nell’insana ossessione di dover essere “più”: più brave, più intelligenti, più oneste (degli uomini). Il mondo deve semplicemente essere anche nostro, delle donne, mediocri o meno che siamo. Come gli uomini. Questa è la battaglia di senso che dobbiamo vincere.
Agnese Pini – Direttrice de “La Nazione” 4 gennaio 2022

Amarcord, quel garage di via del Salsero

Il fabbricato che ha ospitato per tanti anni il garage del Pieri con annesso distributore Aquila, in via del Salsero in angolo con via Piemonte

Altro esercizio importante del sottoverga è stato il garage del Pieri con annesso distributore Aquila, in Via del Salsero in angolo con Via Piemonte. Venne costruito nel 1953 per conto di Gino Pieri che vi esercitava il mestiere di meccanico insieme al figlio Roberto. C’era anche un altro figlio, Andrea ma era piccolo, come me, e insieme giocavamo sul loro terrazzo. Per praticità tutti chiamavano quel posto “Il garage Aquila”. A quel tempo la zona era molto transitata per via del vicino ingresso all’autostrada ed era ricca di distributori di carburante. In tutta Via del Salsero, alla fine degli anni 50, ve n’erano ben sette! Nel garage del Pieri lavorarono personaggi “importanti”, fra cui i meccanici Mauro (Maurino) Cappelli e Viviano Vettori. All’inizio degli anni 60 i Pieri se ne andarono all’estero ed il locale rimase per un po’ inutilizzato, finchè nel 1962 e per qualche anno, il primo piano divenne la succursale della Scuola De Amicis divenuta insufficiente dato l’elevato numero di scolari. Lì frequentai la 5^ elementare col maestro Monti. Sui quaderni, sotto al nostro nome, scrivevamo “Scuola Aquila”, tant’era l’abitudine a chiamarla così.
Claudio Guardigli – post su Facebook del 21 dicembre 2021

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