Parole della domenica, la difficile vita dei pendolari alle prese con i quotidiani ritardi dei treni. Ma c’è chi li difende
Il dito sulla piaga lo ha messo il vicesindaco di Pescia Luca Tridente: da tempo si è schierato in difesa dei pendolari che ogni giorno prendono il treno sulla tormentata linea Firenze-Viareggio. Tridente chiede che ai cittadini sia messo a disposizione un servizio di trasporto pubblico su rotaia più funzionale, efficiente, puntuale. Poche settimane fa, a metà novembre, era intervenuto, e non era la prima volta, per denunciare quella che definiva una “situazione grottesca” che si viene a creare “ogni volta che si verifica un problema sulla linea Firenze-Viareggio (ormai quotidiani)”, provocata anche da “una imbarazzante assenza di comunicazione”.
La denuncia era forte: “L’incompetenza di qualcuno- sottolineava -non può essere scaricata su migliaia di pendolari”. E adesso Tridente è tornato a puntare il dito contro Trenitalia: “è scattato, per il terzo mese di fila, il bonus per gli abbonati Trenitalia che percorrono la tratta Firenze-Lucca-Viareggio- spiega -dà diritto a una riduzione del 20% del costo dell’abbonamento”.
Il problema dei pendolari non riguarda solo le nostre linee, ma è più generale. Ha scritto paola D’Amico sul Corriere della Sera: “Un pendolare trascorre in media 3 anni e mezzo della sua vita lavorativa in viaggio. È un calcolo approssimativo, che fece qualche anno fa un gruppo di fedelissimi utenti di Trenord in Lombardia , i quali non senza una dose di sana ironia si organizzarono nel comitato “InOrario”. Ne facevo parte e mi manca oggi quell’associazione come mi mancano quei compagni di viaggio che nel frattempo hanno cambiato vita. E per fortuna loro, perché la tratta su cui viaggiavamo, la Mantova-Cremona-Milano, nonostante le promesse dei tanti amministratori è andata via via peggiorando.
Va detto che quel prezioso tempo di vita sui treni è calcolato per difetto, ipotizzando cioè una media di un’ora e mezzo da casa al luogo di lavoro con cambi di mezzi nella Grande Milano e altrettanto per il ritorno. Cioè, se tutto andasse per il verso giusto. E questo perché i pendolari tutto sommato sono degli inguaribili ottimisti o forse una perfetta sintesi dell’italiano medio che borbotta ma poi incassa, come tanti piccoli ragionier Ugo.
La media infatti non tiene conto di ritardi (quotidiani), soppressioni (non infrequenti), rottura di materiale, condizioni meteo avverse, investimenti, problemi di sicurezza. E poi, ciliegina sulla torta, ecco gli scioperi (del lunedì o più spesso del venerdì, una enormità negli ultimi due anni, abbiamo smesso di contarli) che costringono chi viaggia a notevoli sforzi di fantasia per raggiungere sempre e comunque la meta”.
Come ogni settimana, ho cercato nel web e sui giornali altre storie per chi voglia leggere ma soprattutto per chi voglia riflettere.
Buona domenica a tutti quelli che ci seguono.
(a cura di Mauro Lubrani)
Sotto i ponti o nel box l’inverno dei senzatetto
Sono quasi 100mila gli invisibili che vivono per strada in Italia. Sono i senza dimora censiti nel 2021 dall’Istat. All’origine dell’emarginazione possono esserci diversi fattori come la perdita del lavoro, un divorzio o la detenzione, il disagio psichico o violenze subite in passato. Un fenomeno in peggioramento continuo, visto che nel 2014 erano 50.724 e nel 2011 erano ancora meno, 47.648 (sempre dati Istat). Va piuttosto male anche a livello europeo: sono 700 mila i clochard, +70% negli ultimi 10 anni. Viaggio fra i senzatetto di Cosenza, nella regione più povera d’Italia, nelle notti di Natale e Capodanno.
Sono senza dimora ma anche senza tante altre cose: senza soldi, legami familiari, reti sociali e salute. E d’inverno le difficoltà aumentano per il freddo anche se in strada si muore tutto l’anno: nel 2024 la federazione italiana che si occupa degli homeless ha registrato 406 vittime.
Marco Birolini – Avvenire, 4 gennaio 2025
Il viaggio di una vita
Esiste una cosa più magnifica e insieme disorientante del ritrovarsi a tu per tu con il paesaggio unico dominato dal ghiaccio dell’Antartide? E qualcosa di più spericolato del salire a bordo di un gommone in mezzo quelle perle galleggianti di ogni tonalità di turchese, azzurro e blu, avvicinarsi a un iceberg ramponi in mano e snowboard in spalla, cercare una via di salita fino alla cima, inforcare la tavola e cercare una linea di discesa su una parete totalmente verticale, scoscesa a picco su un mare imbevuto di graniglia ghiacciata, scommettendo sul millimetro giusto di angolazione? Sì, esiste. È fare tutto ciò con una adolescente.
“Of a Lifetime” è il nuovo, adrenalinico film con Victor e Xavier De la Rue, fratelli campioni di snowboard, stavolta impegnati in Antartide. Una gioia per gli occhi, come sempre, ma la vera sorpresa è la presenza della figlia di Xavier, Mila, che dà alla storia uno spessore che trascende il ghiaccio, lo snowboard, l’avventura, e la trasporta nel delicato mondo dell’adolescenza.
Daniele Moretti – Sky TG24, 4 gennaio 2025
La zona grigia di Facebook
C’è una «zona grigia» in Facebook. Non sono né i post degli amici, le foto di montagna e di cibo, gli annunci di conferenze e libri in uscita, i cani smarriti durante una passeggiata. Non sono neppure i siti sponsorizzati: marchette di voto prima delle elezioni, protesi dentarie e ginnastica per perdere peso (sarà l’età), ong che chiedono aiuti per i bambini africani (sarà il mestiere di antropologo). La zona grigia è alimentata da account collettivi dalle denominazioni curiose e di basso profilo: «Cose che si sanno»; «Prendere per i fondelli»; «Barzellette»; «Deliri»; «Esserne capaci»; «Incredibile e vero» e così via (uso nomi di fantasia, ogni riferimento a denominazioni reali è casuale). Account anonimi, in certi casi ripostati migliaia e migliaia di volte da vere persone telematiche.
Questa zona grigia, o almeno la parte che appare a un cinquantacinquenne come me, presenta un’antropologia, ovvero una visione dell’umano, alquanto precisa. Ci sono maschi che fanno le grigliate e ridono dei vegani («che si mangiano quelli, la griglia?»). Uomini di mezza età sempre desiderosi di donne distratte o col mal di testa, che si ridestano se ci sono in ballo molti soldi. Ci sono battute sulla passione maschile per i motori e ironia sull’incapacità delle donne di avviare un’auto. Molto trash e molti like.
C’è un mondo rappresentato nel «verso giusto», dove i maschi sono maschi e le femmine sono femmine. Raro vedere battute sui bianchi e sui neri, su «noi» e sugli altri, troppo compromettenti nell’epoca del politicamente corretto, salvo forse che «noi» mangiamo la carne e il maiale, poi ci sono gli altri, al contrario, che si cibano di verdure e grilli.
Il mondo grigio di Facebook è quello della difesa di UNA natura umana, che come tale non si può, non si deve cambiare. O si è maschi o si è femmine, o italiani o stranieri, o criminali o brave persone. Tertium non datur, diceva la letteratura latina.
Adriano Favole – Corriere della Sera / La Lettura, 3 gennaio 2025
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