Parole della domenica, in quattro anni Covid e guerre hanno cambiato le nostre vite
Quattro anni che hanno cambiato le nostre vite. Era il febbraio 2020, quando cominciò a circolare la voce che qualcosa di particolarmente infetto e sconosciuto stava arrivando dalla Cina. Nessuno pensava poteva immaginare che il Covid avrebbe portato morte e dolore non solo in Italia ma in tutto il mondo. Era una patologia che veniva affrontata per la prima volta e tutto il mondo si trovò impreparato.
Non bastavano i morti per l’epidemia, ma due anni dopo è iniziata la guerra in Ucraina con l’invasione da parte della Russia. Anche questa vicenda ha cambiato in profondo la nostra vita non solo dal punto di vista economico, ma ha creato paura e insicurezze.
I numeri del conflitto: almeno quattro milioni di sfollati, otto milioni di profughi, più di diecimila civili e 200 mila soldati morti.
A questa si è aggiunta di recente un’altra guerra in medio Oriente e anche qui ci sono stati migliaia di morti.
Sono bastati appena quattro anni e nulla è come prima: gli equilibri mondiali stanno cambiando e la pace sembra assumere un valore inestimabile.
Salute e pace sono davvero i beni più preziosi… Riflettiamo.
Come ogni settimana, ho cercato nel web e sui giornali altre storie per chi voglia leggere ma soprattutto per chi voglia riflettere.
Buona domenica a tutti quelli che ci seguono.
(a cura di Mauro Lubrani)
Due anni fa l’inizio della guerra in Ucraina
Oggi (24 febbraio) sono due anni esatti dall’inizio dell’invasione russa in Ucraina e la guerra non accenna a finire. La conquista di Avdiivka da parte dei russi la settimana scorsa, dopo mesi di combattimenti con pesanti perdite da entrambe le parti, è stato il primo avanzamento significativo della Russia dopo la presa di Bakhmut nel maggio scorso. Altrimenti il fronte si è mosso di pochissimo. In questi 24 mesi l’Ucraina è riuscita a impedire che il nemico la spazzasse via e a difendere la maggior parte del suo territorio, ma ora la situazione è difficile. Andrea Marinelli e Guido Olimpio la descrivono così:
Una maratona di sangue, sacrifici, illusioni: questo raccontano i due anni del conflitto iniziato con l’invasione russa del 24 febbraio 2022. Un mattatoio in cui gli ucraini hanno finito i proiettili e perduto uomini, mentre l’avversario ne ha di più — soldati pescati nelle regioni più remote o nelle prigioni — e non si fa scrupolo di mandarli a morire. A distanza di due anni, gli ucraini si ritrovano oggi nel momento peggiore della guerra, con alcuni alleati che hanno cominciato a perdere le speranze e a chiedere a Volodymyr Zelensky una via d’uscita, un compromesso per mettere fine ai combattimenti.
Secondo le Nazioni Unite, il conflitto ha ucciso più di diecimila civili e ne ha feriti quasi ventimila. Altre trentamila persone sono scomparse, secondo la polizia ucraina. L’Ucraina prevede che più di ventimila feriti, molti delle quali soldati, subiranno l’amputazione di un arto. Il costo della ricostruzione potrebbe arrivare a centinaia di miliardi di dollari. È un prezzo pesantissimo.
Corriere della Sera – 24 febbraio 2024
I cani sanno cosa significa prendersi cura
È notizia di pochi giorni fa. Adriano, un uomo di 75 anni, muore vicino a Treviso in un incidente stradale assieme a uno dei suoi due cani. L’altro, un meticcio che si chiama Trovi, sopravvive e si rifiuta di allontanarsi dal lenzuolo verde che copre i suoi due compagni di vita fino a quando anche loro non vengono portati via da quella strada. Una foto scattata da chissà chi ferma la sua espressione smarrita in mezzo allo spartitraffico, ai soccorritori, ai carabinieri… in quel tempo sospeso fatto di corpi ancora caldi di vita e allo stesso tempo di un’assenza che stordisce. È impossibile rimanere indifferenti alla sofferenza dei cani per la perdita del loro umano di riferimento; non vedere il loro dolore quando sentono quello di chi amano; si deve essere ciechi di vista e di sentimenti per non cogliere il loro lasciarsi andare quando subiscono il torto di un abbandono. La loro lealtà è così assoluta che darebbero la vita senza esitare un istante per salvare quella del loro umano «capobranco». E la parola «padrone» — diciamocelo — è orribile per definire un legame che contiene tutto questo. Ma è peggio di una parola orribile l’idea che là fuori ci siano persone che i cani li prendono a calci, li attirano in trappole mortali, li lasciano legati ai margini di una strada. Senza vergogna e senza rimorso. Gente così non saprà mai che cosa ha tenuto Trovi inchiodato accanto al lenzuolo verde, non avrà mai l’onore di sapere com’è fatta la dedizione totale. Gente così non troverà niente di speciale nell’amore e nella tristezza di quel cocker che nessuno riusciva ad allontanare dal feretro del suo amico, un uomo morto nel terremoto del Centro Italia del 2016. Sotto il tendone c’era una lunga fila di bare. Lui arrivò, annusò le vite che non c’erano più, trovò quella del suo umano e si sdraiò per terra di fianco al legno. I cani — cosa che spesso sfugge agli umani — hanno chiaro il concetto esteso del «prendersi cura» fino e anche oltre la morte. Per questo la storia di Trovi ci dice una volta di più che maltrattarli, abbandonarli o, peggio, ucciderli, è un crimine insopportabile.
Giusi Fasano – Corriere della Sera, 20 febbraio 2020
Morbillo, nel 2024 già 27 casi in Toscana
La Toscana, dopo quattro anni di quasi totale assenza, dall’inizio del 2024 registra il ritorno di piccoli focolai di morbillo, con 27 casi su tutto il territorio regionale, per gran parte concentrati nel Pisano. Tutte le infezioni riguardano adulti, e almeno per i primi 24 casi si trattava di persone che non erano state vaccinate da piccole, 11 delle quali hanno dovuto essere ricoverate in ospedale. Ora, dopoché i primi sporadici contagi si sono registrati anche nel territorio dell’Asl Centro, l’Ordine dei medici di Firenze fa un appello alla vaccinazione, anche degli adulti: «È cruciale la prevenzione per il morbillo, ancora oggi temibile — commenta Pierlugi Blanc, l’infettivologo di riferimento dell’Ordine — I casi segnalati nell’Area Pisana, Centro e Sud-Est riguardano solo adulti; è una lampante testimonianza del fatto che la vaccinazione funziona ed è fondamentale poiché i bambini, nella stragrande maggioranza di casi già vaccinati, non si sono trovati coinvolti nel rapido avanzamento del contagio». «Durante l’emergenza sanitaria da Covid il distanziamento sociale e l’uso delle mascherine hanno limitato la circolazione di tutte le malattie a trasmissione aerogena, ma questo non vuol dire che siano sparite. Già nel 2023 il Centro Europeo per la Prevenzione e il Controllo delle Malattie registrava 2.361 casi; quest’anno in Europa sono stati registrati sette decessi per il morbillo. Non possiamo sottovalutarne i rischi».
Corriere Fiorentino – 23 febbraio 2023
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