Parole della domenica, donati strumenti al nostro ospedale: i privati si sostituiscono al pubblico

Stiamo andando verso una sanità più privatizzata dove le donazioni di privati potranno fare la differenza sull’efficienza di un piccolo ospedale come quello di Pescia? E’ un pensiero che torna alla mente, dopo che in questa settimana l’ospedale è stato dotato di una speciale apparecchiatura tecnologica che serve a migliorare l’accuratezza e la sicurezza per i pazienti operati in chirurgia laparoscopica addominale.
La consegna dello strumento al reparto di Chirurgia generale dell’ospedale Ss. Cosma e Damiano di Pescia è stata effettuata da parte dell’Associazione Amici di Ambra Onlus di Carmignano grazie a una donazione di 10mila euro, eredità del pratese Paolo Poli per onorare i genitori Ferdinando Poli e Cesarina Meoni.
In tanti ricorderanno che molti anni fa l’ospedale di Pescia, che era considerato un “gioiellino” della sanità toscana, fu dotato della sua prima Tac acquistata dall’Associazione Asvalt grazie ad una sottoscrizione pubblica e a varie iniziative che ebbero tanto successo, a conferma di quanto la gente della Valdinievole tenga all’efficienza della sua struttura ospedaliera.
All’epoca esisteva anche un’Asl della Valdinievole. Poi, sono iniziate le grandi manovre politiche di “razionalizzazione” della sanità toscana con concentrazioni, tagli, reparti tolti o ridimensionati. Così, l’ospedale “gioiellino” ha rischiato di essere addirittura cancellato. Anche recentemente ci sono state manifestazioni pubbliche in difesa dell’ospedale, a conferma che i timori non sono del tutto cessati.
Se esistono privati che donano strumenti importanti alla struttura, vuol dire che la gente ancora crede nella sua importanza e che anzi lo vuole efficiente come lo è stato e lo potrebbe ancora essere.
La Regione rifletta sul fatto che i progetti di “razionalizzazione” non hanno migliorato la nostra sanità toscana e non hanno migliorato i bilanci. Si ricordi che, come nel caso di Pescia, “piccolo può essere davvero bello”, ma soprattutto utile ed efficiente per una comunità di oltre centomila abitanti.
Come ogni settimana, ho cercato nel web e sui giornali altre storie per chi voglia leggere ma soprattutto per chi voglia riflettere.
Buona lettura a tutti quelli che ci seguono.
(a cura di Mauro Lubrani)
Gli atti contro l’informazione sono eversivi

“Alla libertà di opinione si affianca la libertà di informazione, cioè di critica, di illustrazione di fatti e di realtà. Si affianca, in democrazia, anche il diritto a essere informati in maniera corretta. Informazione, cioè, anche come anticorpo contro le adulterazioni della realtà. Operare contro le adulterazioni della realtà costituisce una responsabilità, e un dovere, affidati anzitutto ai giornalisti”. Lo ha detto il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, alla cerimonia di consegna del “Ventaglio” da parte dell’Associazione stampa parlamentare.
“Ogni atto rivolto contro la libera informazione, ogni sua riduzione a fake news, è un atto eversivo rivolto contro la Repubblica”, ha sottolineato Mattarella. “La legge Gonella che ha istituito l’Ordine dei giornalisti – ha aggiunto Mattarella – ne dà una rappresentazione pregevole: ‘È diritto insopprimibile dei giornalisti la libertà di informazione e di critica, limitata dall’osservanza delle norme di legge dettate a tutela della personalità altrui ed è loro obbligo inderogabile il rispetto della verità sostanziale dei fatti, osservati sempre i doveri imposti dalla lealtà e dalla buona fede’”.
Ansa – 24 luglio 2024
Un mondo in… fame

«Un mondo in fame». Il gioco di parole della prima pagina di Avvenire vuole colpire allo stomaco, non strappare un sorriso. Perché i numeri del rapporto Sofi (State of Food Insecurity) appena pubblicato da Onu, Fao, Ifad, Unicef e Pam, gridano vendetta: la quota di chi è condannato a vivere in costante insicurezza alimentare rimane di 733 milioni per il terzo anno consecutivo. Il 36 per cento in più di un decennio fa, quando le Nazioni Unite avevano inserito la «fame zero» tra i 17 Obiettivi 2030 per lo sviluppo sostenibile. «Dopo i progressi dei primi anni, però, è arrivato lo stallo, con 152 milioni aggiuntivi di affamati rispetto al pre-Covid — scrive Lucia Capuzzi sul quotidiano della Cei —. In pratica, ora, una persona su undici non ha da mangiare. In Africa, però, dove il numero continua a crescere, è una su cinque. Livelli di malnutrizione paragonabili a quelli della crisi economica del 2008-2009. L’unica regione dove si sono registrati miglioramenti è l’America Latina – con la vistosa eccezione dell’area caraibica – mentre i dati asiatici sono rimasti stazionari».
In Africa, dettaglia Gianluca Di Donfrancesco sul Sole 24 Ore, «la popolazione malnutrita è il 20,4%, rispetto all’8,1% in Asia, al 6,2% in America Latina e Caraibi e al 7,3% in Oceania. In termini assoluti, resta l’Asia la regione che ospita il maggior numero di persone denutrite: oltre la metà del totale, vale a dire 384,5 milioni di persone, contro i 298,4 milioni in Africa, i 41 milioni dell’America Latina e 3,3 milioni in Oceania».
Avvenire – Sole 24 Ore
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