Parole della domenica, anno nuovo stangata nuova con una tassa della Provincia
Anno nuovo, stangata nuova. Non c’è pandemia o crisi che freni l’arrivo di nuove tasse salate. L’ultima, che sta facendo infuriare tantissime persone, è stata firmata dalla Provincia con l’arrivo di ben ottomila avvisi di pagamento di una tassa definita “canone unico” previsto dalla finanziaria 2019. L’ente dovrebbe incassare due milioni di euro, che serviranno a fare lavori nelle strade che producono la “ricchezza”.
Questo “canone unico” colpisce tutti coloro che hanno affacci sulle strade provinciali (passi carrabili, suolo pubblico e insegne ecc.).
Non solo sono stati adeguate le tariffe (in aumento certo), ma è stato fatto un dettagliato censimento che ha allargato la tassazione anche a strade periferiche che finora non erano state colpite.
Ma c’è di più proprio in base a quanto previsto dalla Finanziaria 2019 (ma quale Governo l’ha introdotta?). La normativa nazionale, infatti, introduce strumenti nuovi per il calcolo della tassazione e in particolare il fatto che, mentre prima si pagava per metro lineare, adesso il conteggio viene effettuato sulla superficie (ma questo cosa significa?).
Il presidente della Provincia Luca Marmo invita tutti coloro che hanno dei dubbi sull’importo a chiamare il numero verde che è scritto sulla bolletta per controllare con i tecnici se gli importi sono corretti.
Ma ha mai provato le difficoltà che si incontrano per parlare con un centralino o un numero verde della stessa Provincia?
Accade poi, in molti casi, che la ditta incaricata del censimento abbia attribuito la tassa ad un’unica persona anche quando sulla stessa proprietà ci sono più titolari. Come fa l’interessato a far capire a chi niente è arrivato che deve pagare parte di quanto previsto nella sua cartella? Insomma un bel pasticcio tanto per iniziare il nuovo anno con la rabbia soprattutto di quelli che hanno ricevuto cartelle con importi che vanno da 400 a oltre 1000 euro.
Come ogni settimana, ho cercato nel web e sui giornali altre storie per chi voglia leggere ma soprattutto per chi voglia riflettere.
Buona domenica a chi ci segue
(a cura di Mauro Lubrani)
Si è spenso il sorriso di David Sassoli
Io sono figlio di un uomo che a 20 anni ha combattuto contro altri europei, e di una mamma che, anche lei ventenne, ha lasciato la propria casa e ha trovato rifugio presso altre famiglie.Io so che questa è la storia anche di tante vostre famiglie… e so anche che se mettessimo in comune le nostre storie e ce le raccontassimo davanti ad un bicchiere di birra o di vino, non diremmo mai che siamo figli o nipoti di un incidente della Storia.
Ma diremmo che la nostra storia è scritta sul dolore, sul sangue dei giovani britannici sterminati sulle spiagge della Normandia, sul desiderio di libertà di Sophie e Hans Scholl, sull’ansia di giustizia degli eroi del Ghetto di Varsavia, sulle primavere represse con i carri armati nei nostri paesi dell’Est, sul desiderio di fraternità che ritroviamo ogni qual volta la coscienza morale impone di non rinunciare alla propria umanità e l’obbedienza non può considerarsi virtù.
Non siamo un incidente della Storia, ma i figli e i nipoti di coloro che sono riusciti a trovare l’antidoto a quella degenerazione nazionalista che ha avvelenato la nostra storia.
David Maria Sassoli
Quella memoria salvata in Padule
Fabrizio Scatizzi, proprietario di alcuni appezzamenti nel padule, con i suoi 4 amici del “Gruppo camminatori”, girovaga in lungo e in largo per l’aria umida seconda in Europa, e nel loro girovagare hanno scoperto una lapide, che il tempo ne aveva fatto morire il ricordo in memoria di qualcosa: non si leggeva più nulla. Non si trattava di certo di una lapide dei tanti eccidi del padule, in quanto è lo stesso comune di Ponte Buggianese che pensa alla manutenzione, ma dietro quella lapide c’era qualcuno a cui si poteva probabilmente ridare vita alla sua “memoria”.
E così domenica 9 gennaio, Fabrizio, incuriosito e amante dei ricordi della sua terra, nel suo zaino si è messo un paio di bruschini, e alcuni prodotti per ripulire, perché voleva risalire a chi c’era nella storia di questa lapide: olio di gomito, pazienza e alla fine piano piano è venuta alla luce una storia che ha ben 90 anni.
Il 15 febbraio del 1932 in quel punto a causa di un tragico incidente, perse la vita Attilio Pinochi a soli 37 anni, padre di 4 figli. Attilio conduceva un barroccio pieno di latte che andava a prelevare dai tanti contadini del padule, per poi rivenderlo al mercato; molto probabilmente il ghiaccio o il cavallo imbizzarrito ha fatto ribaltare il barroccio e Attilio ne è rimasto schiacciato.
Sono almeno 4 i pronipoti che si sono fatti vivi per ringraziare Fabrizio e che non sapevano dell’esistenza di questa lapide, e la cosa più strana mi racconta Fabrizio è che mentre puliva e stava venendo alla luce il nome, si avvicinano due giovani che per puro caso o forse no… passavano in quell’argine e uno di loro è proprio uno dei 4 pronipoti di Attilio, quasi a rendere omaggio al ritrovamento della memoria del ricordo del bisnonno.
Bravo Fabrizio ed il gruppo camminatori! Avete ridato vita ad un ricordo che era giusto non morisse mai.
Guido Barlocco – post su Facebook sulla pagina di “Quello che c’è mensile” del 10 gennaio 2022
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