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La morte di Comunardo Niccolai, vinse lo scudetto con il Cagliari di Gigi Riva

La morte di Comunardo Niccolai, vinse lo scudetto con il Cagliari di Gigi Riva

Lutto nel mondo del calcio italiano e della nostra provincia in particolare. É morto a 77 anni all’ospedale San Jacopo Comunardo Niccolai, campione del Cagliari dello scudetto 69/70. Stopper vecchio stampo, grazie alle sue 228 presenze nella squadra sarda, arrivò anche in nazionale disputando il mitico mondiale in Messico del 1970.
Nato a Uzzano il 15 dicembre 1946, ricevette tale singolare nome dal padre Lorenzo, un operaio vetraio di simpatie comuniste. “Il tuo nome – gli diceva il babbo – ricorda gli eroi della Comune di Parigi, i primi che in Europa nel 1871 hanno fatto sventolare la bandiera rossa su uno Stato”.
La madre Rina preferì sempre chiamarlo Silvano, così come i suoi amici d’infanzia a Santa Lucia. “Con loro lo ricorda il blog Sei un vero Uzzanese se… – il piccolo Silvano, detto “Nano”, tirò i primi calci al pallone in quella che oggi è la piazza del Municipio, all’epoca delle scuole elementari. Da ragazzino fu tifoso dell’Inter e rimase affascinato dalle gesta del giocatore borghigiano Benito Lorenzi, il popolare “Veleno”. Il padre, che aveva avuto un passato come portiere nel Livorno e in altre squadre, intuì il suo talento nel gioco e lo fece militare nelle giovanili del Montecatini, dove nel 1962 ottenne il titolo regionale nella Coppa Menti sotto la guida dell’allenatore Silvano Innocenti, il celebre “Pozzo””.
Niccolai si trasferì in Sardegna, grazie a un accordo tra il Montecatini e il Torres e all’intuizione dell’allenatore “Penia” Incerpi. Nel 1963 giocò nel Torres in serie C, l’anno seguente passò al Cagliari, appena asceso in serie A. Con il ruolo di stopper, partecipò alla scalata della squadra, che divenne campione d’Italia nel 1969/70. In tutto ha giocato nel Cagliari per dodici stagioni, fino al 1976. Nel 1970, fu convocato in Nazionale e partecipò ai Mondiali in Messico, considerato tra i più forti difensori dell’epoca. In realtà, durante la sua carriera, si guadagnò il titolo di “re degli autogol” o “autogoleador” per l’involontaria propensione a tirare nella porta amica. I
n una recente intervista al Corriere Fiorentino, con ironia tutta toscana, ha avuto modo di dichiarare: «Ho nobilitato l’autorete rendendola una capolavoro artistico. E le autoreti mi hanno dato in cambio una popolarità che non avrei avuto». Durante gli anni della militanza nel Cagliari, divenne amico fraterno di Gigi Riva, di cui ha tracciato commoventi ritratti in occasione della scomparsa.
Ha giocato le sue ultime due stagioni nel Perugia e nel Prato, a seguito delle quali ha appeso le scarpette al chiodo, nel 1978.
Due anni dopo, ha esordito come allenatore del Savoia 1908, poi è stato a lungo allenatore della Nazionale Under 16 e Under 18. Ha concluso la carriera di allenatore nel 1995, alla guida della Nazionale femminile.
Alla famiglia vanno le condoglianze di tutta la redazione

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