La Diocesi di Pescia unita a Pistoia e affidata al vescovo Fausto Tardelli
La diocesi di Pescia viene unita a quella di Pistoia. Questa la decisione di Papa Francesco, dopo che il vescovo Roberto Filippini lascia il suo mandato per raggiunti limiti di età a 75 anni.
Aver mantenuto la diocesi di Pescia, con i suoi 500 anni, avendola però collegata alla diocesi di Pistoia tramite la figura dello stesso vescovo, non è certo una sorpresa. Nel numero notevole, oggi non più sostenibile, di diocesi italiane (oltre 220 rispetto alle 107 Province), la formula scelta da Francesco (l’unione in persona episcopi. Un latino facile da tradurre) sta diventando consuetudine.
Scrive Mauro Banchini sulla sua pagina Facebook: “Quando un vescovo (in questo caso l’ottimo biblista Roberto Filippini, fra l’altro appassionato conoscitore di Franz Jagerstatter, contadino austriaco che di Hitler aveva capito tutto assai prima di tanti grandi, vescovi compresi, e che dal nazismo fu decapitato) quando un vescovo arriva ai 75 anni e rinuncia, il papa dovrebbe trovarne un altro per guidare quella stessa diocesi, ecco la scelta. Il papa, quella diocesi, non la chiude. La mantiene. Ma la unisce a un’altra. Dunque razionalizza cercando però di mantenere quell’insieme di storia, tradizioni, distinzioni (appunto: campanili) che insieme costituiscono forza e debolezza, identità e fragilità. E non solo per la comunità ecclesiale. Anche per quella civile”.
Le due diocesi toscane si estendono su un territorio di poco di più di 1.000 chilometri quadrati, con 350mila abitanti, suddivisi in 27 comuni. Le parrocchie sono oltre 200, raggruppate in 15 vicariati.
Monsignor Roberto Filippini ha guidato la diocesi di Pescia dal gennaio 2016, giunto al termine del suo mandato per raggiunti limiti di età (ha compiuto 75 anni lo scorso 6 giugno). «Vivo il dispiacere di lasciare una realtà nella quale mi sono immerso da subito – ha detto Filippini intervistato da Il Cittadino di Pescia – ho trovato tante persone pronte ad accogliermi e che nel tempo mi hanno riservato una bella amicizia e tanta fraternità. All’interno del clero, certamente, ma anche tanti privati cittadini». «Tantissimi» i ricordi di questi anni di episcopato ha aggiunto, « tra le emozioni più belle c’è sicuramente la celebrazione per i 500 anni dalla fondazione della diocesi e l’avvio del giubileo diocesano, nel maggio 2019. L’apertura della Porta Santa coincise con la riapertura della chiesa Cattedrale dopo due anni dall’avvio dei lavori di consolidamento e adeguamento liturgico del nuovo presbiterio». «Andrò ad abitare a Pisa – ha fatto sapere infine il presule – con non lontano dal Duomo, accettando l’invito dall’arcivescovo di Pisa Giovanni Paolo Benotto. Ho deciso di adeguarmi ai bisogni ecclesiali dell’arcidiocesi, come un prete comune. D’altronde si è vescovi fino a 75 anni ma preti fino al ritorno alla Casa del Padre. Intendo dire Messa e confessare o fare incontri sulla parola di Dio in ogni parrocchia, ovunque mi sarà richiesto».
Monsignor Fausto Tardelli è nato a Lucca il 5 gennaio 1951. Ordinato sacerdote nel giugno 1974 si è licenziato in teologia morale presso l’Accademia Alfonsiana nel 1977, ottenendo il dottorato nel 1986. Canonico del Capitolo della Cattedrale di Lucca dal 2001, nello stesso anno è stato nominato provicario generale dell’arcidiocesi. Eletto vescovo di San Miniato nel 2004, è diventato vescovo di Pistoia nel 2014.