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“Florilegio Italiano – Artisti invitano Artisti” donata al Mo.C.A. un’opera del maestro Luigi Boille

“Florilegio Italiano – Artisti invitano Artisti” donata al Mo.C.A. un’opera del maestro Luigi Boille

Grazie al beaux geste della moglie Nicole, il Mo.C.A. accoglie Fuoco nel silenzio, 2002, olio su tela, telaio in legno, cm 50X50, del Maestro Luigi Boille (Pordenone 1926 – Roma 2015).
Un altro grande artista che l’Assessorato alla Cultura è onorato di annoverare tra quelli, numerosi, già presenti nel museo montecatinese.
Si tratta dell’ultima opera in ordine temporale che entra a far parte del patrimonio della Galleria Civica grazie al progetto “Florilegio Italiano – Artisti invitano Artisti”, preceduta dai lavori di Umberto Buscioni, Luca Giacobbe, Romano Masoni, Riccardo Cordero, Jacopo Ginanneschi, Sandro De Alexandris, Giuliano Menegon, Ayako Nakamiya e Tetsuro Shimizu, Debora Fella, Alessandro Savelli, Franco Marrocco e Igino Legnaghi.

Fuoco nel silenzio, 2002

Una donazione importante, perché Luigi Boille è uno dei maggiori esponenti della Pittura Informale vale a dire di quel dipingere senza forma, ossia senza avere già l’opera in mente, ma improvvisando sull’onda delle emozioni con una spontaneità nuova rispetto al passato che al posto di figure riconoscibili privilegia colori e materiali che divengono così i veri protagonisti sulla tela.
Aderendo a questo movimento, l’artista sposa un percorso che riparte all’individuo, dal rapporto unico, speciale, del pittore con la sua opera.

Donata un’opera di Igino Legnaghi

Un’altra opera donata al Museo civico Moca. Si tratta Per Maddalena D. P., questo il titolo dell’opera in acciaio inox (cm 62×62) realizzata nel 1985 dal grande artista Igino Legnaghi che entra a far parte della collezione della Galleria Civica montecatinese grazie al progetto “Florilegio Italiano – Artisti invitano Artisti”. Legnaghi è un uomo di bottega, un artista si ma nello stesso tempo – e forse prima – un artigiano nel senso più alto del termine. Ed è un italiano, un veronese prima ancora, con dietro dieci secoli di scultura e di storia.
Solo le circostanze hanno portato l’artista ad utilizzare un materiale piuttosto che un altro.
L’apprendistato dello scultore inizia nel laboratorio di argenteria condotto dal padre, riconosciuto artigiano e cesellatore di alto profilo. Dopo le opere degli anni Sessanta realizzate ancora con gli stessi materiali preziosi della bottega paterna, Legnaghi inizia a produrre opere in anticorodal, sofisticata lega di alluminio, in dialogo con l’acciaio riflettente e con colorazioni inossidabili.
I casi della vita conducono l’apprendista Igino in una fabbrica metalmeccanica fornita di macchinari molto sofisticati per il trattamento di metalli contemporanei ossia acciaio inox, anticorodal e ferro. Inizia così uno scambio proficuo con il personale dell’ufficio tecnico che gli consente di usare, quando serve, la tecnologia presente per la realizzazione delle sue opere.
Il 1968 è l’anno della svolta: Igino Legnaghi tiene la sua prima personale alla Galleria Ferrari di Verona e conosce Paolo Cardazzo, eclettica personalità di mecenate, editore e collezionista, con il quale inizierà un rapporto di collaborazione che durerà un ventennio. Cardazzo, classe 1936 come Legnaghi, dopo una visita in studio decide di esporre il lavoro del maestro.
Sempre nel 1968 l’artista inizia la collaborazione con la Fabbrica Polin di Verona che produce tecnologia su misura per la panificazione.
Legnaghi vede nel materiale e nell’utilizzo della tecnologia un’opportunità con cui decide di confrontarsi. Da questo momento il Maestro realizzerà le sue sculture con le stesse macchine e gli stessi materiali, perlopiù acciaio inossidabile, che la fabbrica utilizza per costruire grandi forni. 
Se è vero che per la produzione di questo periodo la forma ubbidisce a regole costruttive determinate sostanzialmente dalle sofisticate tecnologie computerizzate con cui il Maestro le realizza e dalle capacità e dai limiti delle macchine che usa, pur vero è che l’imponderabile da cui la sua produzione artistica scaturisce non è mai succube della forma.
Nel 1977 decede l’ingegner Antonio Polin, industriale mecenate al fianco del quale Legnaghi ha lavorato quasi un decennio. 
Nello stesso periodo si presenta un’opportunità di produrre in un’azienda che realizza caldaie in ferro, Biasi Caldaie di Verona. Si può dire che inizia una nuova «avventura» per lo scultore. Da questo periodo in poi l’artista realizza parecchie opere monumentali in ferro la cui dimensione viene ulteriormente amplificata dalla consistenza e dall’imponenza delle masse ferrose impiegate e abbandona per qualche anno la realizzazione di sculture con materiali contemporanei dalle superfici precise al millimetro, immacolate, e la frequentazione di fabbriche con tecnologia sofisticata.
Legnaghi chiamerà questo momento della sua evoluzione «ritorno al ferro primigenio» che egli usa al suo stato naturale, avvalendosi dei segni del tempo e dell’utilizzo precedente.
Le tracce e i traumi di questo materiale lo stimolano ispirandolo sul piano formale. A Legnaghi interessa molto la vibrazione che acquista il metallo che è già stato utilizzato perché ne cerca i segni, i tagli, gli strappi, i segni del tempo e del vissuto, “notizie da decifrare – come afferma lo stesso Maestro – che mi piace siano insieme alle tracce che io lascio nella nuova destinazione plastica di scultura”.

Igino Legnaghi nasce a Verona il 5 gennaio 1936. Frequenta l’Istituto d’Arte N. Nani e l’Accademia di Belle Arti G. Cignaroli. Dal 1965 espone in Italia e fuori, in gallerie private e musei.  È titolare della Cattedra di Scultura alla NABA-Nuova Accademia di Belle Arti di Brera, a Milano.  Ha Insegnato scultura presso le Accademie di Foggia, Bologna, Verona. Dalla metà degli anni Sessanta partecipa a diverse rassegne nazionali e internazionali e presenta numerose mostre personali. Ha partecipato alla Biennale di Venezia nel 1966 e 1968, alla Quadriennale di Roma nel 1972. Molte opere figurano in importanti collezioni private e pubbliche tra cui si ricordano la Galleria Nazionale d’Arte Moderna a Roma, il Museum of Modern Art di Tel Aviv, The New School Art Center di New York, Collezione Carlo Invernizzi di Milano, la Pace University, la State University di Postdam, l’American Federal Bank di Colorado Springs. È membro dell’Accademia Nazionale di San Luca dal 2007.

Per info e prenotazioni: 
Mo.C.A. – Tel. 366/7529702 (in orario d’apertura) E-mail: mocamct@gmail.com

La donazione di Riccardo Cordero

Riccardo Cordero nasce nel 1942 ad Alba in provincia di Cuneo. Nel 1963 si diploma “con lode” in Scultura presso l’Accademia Albertina di Torino, dove insegnerà prima presso il Liceo Artistico e in seguito sarà titolare della cattedra della Scuola di Scultura fino al 2001 a Torino dopo aver insegnato anche presso le Accademie delle Belle Arti di Bologna e Milano.

Ha operato come scultore in Iraq, Francia, Germania, Spagna, Svizzera, Brasile, Argentina, Uruguay, Stati Uniti e Cina. Dal 1960 partecipa su invito a importanti mostre d’arte nazionali e internazionali e nel 1978 è invitato con una personale alla XLIX Biennale di Venezia mentre nel 2005 è invitato alla XIV Quadriennale di Roma.

Nel 1993 ha realizzato negli USA, nel parco della Lookout Foundation di Damasco in Pennsylvania, una scultura in acciaio di grandi dimensioni dal titolo Grande Ferro; nel 1997, una sua scultura in bronzo Disarticolare un cerchio, è collocata nel Giardino della GAM di Torino. Ha realizzato Meteoranel 2005 per il Nuovo Palazzo di Giustizia di Asti.

Da tempo collabora con la Fondazione Copernico di Milano, la Fondazione Materima di Casalbeltramo e lo Shanghai Sculpture Park.

E’ risultato vincitore in numerosi concorsi internazionali di scultura ed ha realizzato molte opere monumentali tra l’altro a Torino, per lo Shanghai Sculpure Park, per il Rose Garden Park di Taiwan, Wuhu, Pechino, per l’Haining Sculpture Park e Zhengzhou.

In questo 2021 risulta tra i vincitori del concorso bandito a Pechino, con la realizzazione della scultura New ET, alta 17 metri, per le Olimpiadi invernali di Pechino 2022 e tra gli invitati alla 1° Biennale di Macao (China).

E’ il Maestro Riccardo Cordero che, aderendo al progetto Florilegio Italiano – Artisti invitano Artisti, ha fatto dono al Mo.C.A. – Montecatini Terme Contemporary Art dell’opera Progetto 055, 2019, carbone pressato e sanguigna su carta, cm 70 x 70.

Dopo i lavori di Umberto Buscioni, Luca Giacobbe e Romano Masoni, il quadro dell’artista piemontese è la 4a donazione in ordine di tempo perfezionata dalla Giunta e acquisita al patrimonio della Galleria Civica montecatinese.

Come Cordero, numerosi sono gli artisti di grande importanza contattati e disponibili al beau geste chiaro segno di credibilità dell’iniziativa.

Per questo Florilegio Italiano – Artisti invitano Artisti non è solo un progetto ma soprattutto una buona pratica con la quale l’Assessorato alla Cultura, che l’ha pensato e lo sta realizzando con la collaborazione dei Maestri Italo Bressan, Roberto Giovannelli, Andrea Granchi e Gianfranco Notargiacomo – quattro Accademici legati da stima e amicizia -, sta arricchendo in quantità e qualità la già prestigiosa collezione del Mo.C.A.

Romano Masoni dona a “Florilegio italiano”

Con “Autodafé 2004-2021” una tecnica mista non banale nella quale i colori cupi sono dominanti, Romano Masoni, artista di Santa Croce sull’Arno che in primavera aveva donato all’Ente 4 pregevolissime opere grafiche, entra nella collezione del Florilegio Italiano. 
Altro artista toscano, dopo Buscioni e Giacobbe (quest’ultimo toscano d’adozione) e prima di prestigiosi autori del Nord Italia i cui contributi artistici saranno formalizzati ufficialmente entro fine luglio dall’Amministrazione Comunale.

Terminato il periodo di lungo lavoro in studio senza la possibilità di far dialogare le sue opere col pubblico, finalmente Romano Masoni è in mostra fino al prossimo 5 settembre alla Certosa di Calci, all’interno del Museo di Arte Naturale e più in particolare nella suggestiva Galleria dei cetacei.

La mostra, chiamata Stellemiti, raccoglie installazioni, dipinti e incisioni dell’artista toscano.

Nel corso della sua lunga carriera ha esposto in importanti rassegne nazionali ed internazionali come la Quadriennale di Roma nel 1975, la Biennale del Fiorino di Firenze nel 1977, la Triennale sull’incisione di Milano nel 1990, The Book in Twentieth Century Italy al MoMA di New York nel 1992, al Fringe Festival Visual Art di Melbourne e alla Biblioteca Nazionale di Firenze nel 1997, alla Quarta Triennale Mondiale d’Estampes a Chamalière Azérat in Francia ed infine al Centro Culturale Berchem di Anversa nel 1998. 

Le opere di Vairo Mongatti

Il Comune di Montecatini qualche mese fa aveva annunciato l’ingresso, all’interno della collezione del Mo.C.A di tre nuove acqueforti, opere del prof. Vairo Mongatti che ha inteso donarle al Comune di Montecatini Terme a seguito di contatti intercorsi con l’Assessore alla Cultura, Alessandro Sartoni, col quale c’è stato un incontro a Firenze il 23 dicembre.
Vairo Mongatti è nato a Firenze nell’ottobre 1934, città ove risiede e lavora nello storico studio di via Dei Della Robbia 82. 
A partire dal 1963 incide nature morte e paesaggi prevalentemente all’acquaforte, tecnica appresa all’Accademia di Belle Arti della sua città, dove si è diplomato. 
È stato titolare della cattedra di Tecniche dell’Incisione presso l’Accademia di Belle Arti di Bologna, successivamente a Firenze ove ha concluso la sua lunga esperienza didattica nel 2004. E’ Accademico Emerito.
Ha partecipato a numerose rassegne di grafica, fra cui ricordiamo la Biennale internazionale di Palazzo Strozzi a Firenze, le rassegne di Biella, di San Paolo del Brasile, e “Grafica Oggi”, a Torino.
Fra le mostre personali ricordiamo: 1994 Spazioergy e Biblioteca comunale “Sormani”, Milano; 1996 Museo d’Arte Contemporanea e del Novecento, “Villa Renatico Martini”, Monsummano Terme (Pt); 1999 Galleria “Il Cubo 2000”, Lanciano (Ch); 2003 Spazio Arte “Le Lance”, Fiesole (Fi); 2007 Palazzo Ghibellino, Empoli (Fi); 2011 galleria Il Bisonte, Firenze. 
Nel 2006, curata dal critico Corrado Marsan, ha tenuto una mostra antologica con 109 incisioni presso la Galleria Civica di Arte Moderna e Contemporanea del Comune di Noicàttaro (Ba). 
Dal 1972 è inserito ininterrottamente nei cataloghi “Prandi” di Reggio Emilia.
Questi i titoli delle acqueforti acquisite alla collezione civica:
– La tedesca
– La rosa gialla
– Balaustra (melograna) nera

In foto, La rosa gialla, 1997 (archivio 286), incisione su zinco, mm 373×572, impressa su foglio cm 50×70.

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