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Roberto Pinochi
I l 2003 si caratterizza per
una ricorrenza di particolare importanza per Montecatini: il
l° luglio 1853 infatti il primo sbuffante treno
percorse, proveniente da Lucca, anche il tratto tra Borgo a
Buggiano e i Bagni. La Strada Ferrata Lucchese aveva
inaugurato la sua prima tratta fino dal 1848, giungendo
nello stesso anno ad Altopascio in giugno e a Pescia in
dicembre. Firenze era già stata collegata con Livorno
attraverso la ferrovia cosiddetta «Leopolda», e
con Pistoia in virtù della «Maria
Antonia».
L'allacciamento tra i vari paesi della Valdinievole era
stato affidato alla Società inglese dei fratelli
Gondell, i quali trovarono varie difficoltà per
costruire i ponti sul Salsero e sulla Borra, ma anche le
suore di Borgo a Buggiano difesero a spada tratta
l'integrità del loro orto claustrale che i
progettisti della linea intendevano dividere coi loro
rumorosi binari.
Se la linea si completò nel 1853, fu però solo
l'anno successivo che si inaugurò la stazione dei
Bagni e il trasporto dei passeggeri ebbe un'effettiva
continuità. Un rapporto del giugno 1854 al Direttore
Generale delle Acque, Strade e Fabbriche Civili (
così si chiamava, diciamo, il Ministero dei Lavori
Pubblici ) annunciava che «...la stazione dei Bagni di
Montecatini è ultimata e non vi mancano che gli
affissi costruiti già a Livorno... dai Bagni di
Montecatini sino alla stazione di Pescia la linea è
praticabile dalle Macchine e dai Treni… la stazione dei
Bagni è permanente, e per quanto non molto grande
è stata costruita con molta cura ed è ornata
di pietrami lavorati con molta esattezza». II recente
restauro ha permesso di riscoprire «i pietrami»,
cioè le colonne e gli ornati che facevano parte di
quella prima lontana stazione montecatinese. La linea
definitiva si inaugurò il 12 luglio 1854: da Pisa
arrivavano a Montecatini tre treni al giorno in due ore
esatte, il primo partiva da Pisa alle 7,45, il secondo alle
11,35, il terzo pomeridiano alle 5,15. Firenze era ancora
lontana, il Serravalle avrebbe costituito un ostacolo ancora
per diversi anni, visto che l'intera galleria non sarebbe
stata inaugurata che il 3 febbraio 1859. Fino a quel giorno,
i passeggeri arrivavano in treno fino alla stazione di
Serravalle Ponente, salivano in una carrozza a cavalli e
ripartivano in treno da Serravalle Levante, e viceversa,
dopo un quarto d'ora di percorso.
A proposito della galleria di Serravalle, ancora oggi un
grosso ostacolo al raddoppio della linea, i progettisti
furono a un passo dal costruire, già a metà
ottocento, una tratta a due binari sotto la galleria. Si
pensava infatti che in previsione dello «sbocco a
Pistoia della Strada Ferrata Centrale Italiana»,
sarebbe stato necessario raddoppiare il binario del
Serravalle: tanto valeva quindi anticipare i lavori «di
primo impianto» con una spesa che i fratelli Gondell
quantificavano in 750.000 lire. Ma allora il Granduca
Leopoldo II, il Canapone dei Toscani, non si dimostrò
né illuminato né lungimirante: non
trovò «nella sua saviezza opportuno di indurre
oggi cambiamenti circa la costruzione della Galleria o
traforo di Serravalle… e concorrere alla maggiore spesa
necessaria per dare alla Galleria stessa la capacità
occorrente a costruire un doppio binario… si stia alle
cose convenute con la Società». Un'occasione
perduta certo, ma le ferrovie avevano solo pochi anni di
vita e che i treni viaggiassero per quasi tutta la Toscana,
anche se su un solo binario, sembrava già un'impresa
eccezionale.
I Bagni di Montecatini trassero un impulso notevole
dall'apertura della Strada Ferrata. Una indagine sulle
«presenze» del curisti a Montecatini nel 1855
registrò un incremento di arrivi da Pisa, Livorno
Lucca, Al posto delle scomode diligenze, i relativamente
comodi vagoni, e un tempo di percorrenza nettamente minore;
e poi il costo del biglietto di terza classe era accessibile
a tutti, e costituiva quindi un forte incentivo agli
spostamenti. Treno e Terme,un binomio che risultò
vincente per molti anni, e favorì la pratica della
cura idropinica anche tra le classi meno abbienti, una
rivoluzione in senso democratico dell'uso delle fonti
minerali, fino ad allora appannaggio quasi esclusivo delle
classi benestanti.
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