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Luca de Simone
Il 2007
è l'anno delle celebrazioni di Arturo Toscanini, il
più grande direttore d'orchestra di tutti i tempi. Il
16 gennaio 1957 morì a Riverdhale (New York). Aveva
novant'anni. L'Italia e il mondo intero si mobilitano per
ricordarlo e anche Montecatini deve tributare il suo omaggio
ad uno dei suoi ospiti più illustri. Infatti,
Toscanini frequentava le Terme con la sua famiglia quasi
ogni anno. Alle Terme per cura, per relax, ma anche per
incontrarsi con i grandi musicisti della sua epoca, in
primis Giacomo Puccini. A Montecatini, infatti, furono presi
accordi per la prima della «Fanciulla del West» al
Metropolitan di New York e ci fu l'incontro, presente anche
Giovacchino Forzano, per la messa in scena di Turandot,
appena un mese prima della morte di Puccini. Senza
dimenticare che il Maestro diresse la prima di
«Pagliacci» e poi rimase sempre in contatto con
Leoncavallo, che dal 1912 fino alla morte nel 1919 visse
proprio a Montecatini.
Arturo Toscanini, nato a Parma nel 1867, divenne direttore
d'orchestra in maniera del tutto casuale, quando a Rio de
Janeiro, da violoncellista in orchestra, salì sul
podio a sostituire un collega fischiato. Oggi è
considerato un simbolo della musica italiana e
internazionale. Direttore leggendario, il suo nome è
legato soprattutto alla Scala, che fu per anni il
«suo» teatro e alla orchestra NBC di New York,
dove svolse gran parte della sua attività, dopo che
ebbe lasciato definitivamente l'Italia per contrasti con il
Regime.
Le celebrazioni toscaniniane comprendono anche la campagna
«Viva Toscanini» promossa da un Comitato
Internazionale e che, in sinergia con la Rai, coinvolge
istituzioni, enti pubblici e privati. In particolare, ha
organizzato le mostre «Toscanini e il suo tempo» a
Roma e «Le donne della famiglia Toscanini» (da
Carla a Wally a Emanuela Castelbarco) a Milano; 15 seminari
sulla figura e l'opera del Maestro; una rassegna
cinematografica sugli italiani nel resto del mondo, in una
prospettiva storica che vuole riflettere anche sulle vicende
che portarono Toscanini a espatriare. E ancora un incontro
di giovani direttori d'orchestra, un grande concerto finale
alla Fenice con l'orchestra sinfonica di Tel Aviv. (info:
www.vivatoscanini.it).
In programma anche varie trasmissioni dedicate al Maestro in
onda sulle tre reti di Stato, in America sarà Lorin
Maazel a ricordarlo con una tournée di concerti in
varie città degli Stati Uniti, a partire da New York.
Nella grande mela è stata anche allestita una mostra
delle opere d'arte che Toscanini collezionò nella sua
vita, arrivando più volte a dire «Non so se mi
piaccia di più la musica o la pittura».
In questa festa della memoria del grande musicista emergono
particolari inediti o che erano caduti nell'oblio. Come
quello relativo alla somma, allora molto ingente, che subito
dopo la prima Guerra Mondiale donò in modo anonimo
per il rilancio della Scala. Centomila lire di allora, una
somma veramente considerevole, di cui restò traccia
in una targa collocata nel ridotto, che ricorda la donazione
lasciata da un non meglio specificato «NN». Lo
rivela il giornalista e scrittore Renzo Allegri: «Il
particolare mi fu rivelato nel 1972 dalla figlia di
Toscanini, Wally, che in quel momento era particolarmente
amareggiata perché era uscita l'opera discografica
completa del padre e la Scala non aveva celebrato degnamente
l'avvenimento. "Lo sa chi è quell' NN ricordato dalla
targa alla Scala? Era mio padre!"». Il lascito, secondo
quanto racconta Allegri, che a sua volta riporta il racconto
delle figlie Wally e Wanda, col supporto dei documenti
d'epoca, risale al 1918. Allora la Scala era un teatro
privato che, con la crisi della Grande Guerra, aveva chiuso
e non riusciva a riprendere le rappresentazioni. Arturo
Toscanini) si fece promotore di una sottoscrizione alla
quale parteciparono numerose banche milanesi e vari privati,
con lasciti oscillanti tra le mille e le cinquemila lire.
Nella lista dei sottoscrittori risulta anche Toscanini, con
una cifra di mille lire. Ma in forma anonima il Maestro
volle donare molto di più, addirittura centomila
lire. Per riconoscenza venne apposta la targa.
D'altronde il musicista, trasferitosi nel 1931 negli Stati
Uniti per i contrasti con Mussolini e col fascismo, rimase
sempre molto legato alla Scala. Anche dopo la guerra, nel
1946, fece di tutto per collaborare alla ricostruzione del
teatro, tra cui una donazione di un milione di lire. E
proprio a Milano avrebbe voluto concludere la sua folgorante
carriera, con la rappresentazione di una grande opera: prima
pensò all'«Otello» per il quale
escogitò soluzioni scenografiche rivoluzionarie, poi
passò al «Macbeth» che avrebbe dovuto
essere interpretato dalla Callas, infine si buttò sul
«Falstaff», l'opera prediletta dal Maestro e messa
in scena decine di volte nella sua lunga carriera. Ma la
figura del Maestro era ormai ritenuta ingombrante, e alla
fine non se ne fece nulla.
Arturo Toscanini rifiutò la carica di senatore a
vita. Ricevuta la nomina da Luigi Einaudi, si rinchiuse
nella sua camera per un'intera giornata, alla fine della
quale dettò il telegramma con il quale rinunciava.
Inoltre, non volle mai essere celebrato come «eroe
dell'antifascismo», pur avendo sempre avversato il
regime. Quando, dopo la guerra, lo invitarono a tornare in
Italia proprio per celebrarlo per le sue posizioni
politiche, risposte: «Sono un musicista e
tornerò solo per suonare alla Scala». Al di
là degli indiscussi meriti artistici, forse è
proprio per questo suo carattere forte, impulsivo e
trascinante che Arturo Toscanini è entrato non solo
nella storia della musica ma nell'immaginario popolare.
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