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Luca de Simone
Una
grande mostra, per rendere omaggio a Carlo Lorenzini nel 180
anniversario della nascita (avvenuta il 24 novembre 1826 a
Firenze) del padre del il burattino più amato e
conosciuto al mondo. Un'esposizione che ha girato in lungo e
in largo nel lontano Giappone prima di arrivare, riveduta e
corretta, nelle sale della Galleria d'Arte moderna di
Palazzo Pitti.
A distanza di 180 anni, la soprintendenza fiorentina, grazie
al contributo dell'editore Giunti ed Axa Art Italia, ha
deciso di celebrare Collodi e il suo famoso burattino, con
la mostra C'era una volta... Pinocchio a
Palazzo Pitti - Da Paggi a Giunti disegni e libri del suo
editore, in programma fino al 25 marzo
2007. Curata da Monica Bietti, l'esposizione ripercorre la
fortuna del racconto attraverso le edizioni storiche e gli
illustratori che, a partire dalla prima edizione del 1883,
lavorarono prima per Paggi, poi per Bemporad, quindi per
Marzocco, fino ad arrivare a Giunti.
Il racconto espositivo parte dal 1880, quando furono
pubblicati i primi due capitoli di La
storia di un burattino sul
Giornale per i
bambini, supplemento del
Fanfulla (diretto
da Ferdinando Martini), per arrivare al centenario del
1981, attraverso illustrazioni esposte per la prima volta in
Italia, affiancate da dipinti, balocchi d'epoca, sculture e
perfino un teatrino dei burattini.
Troviamo così il ritratto a caricatura di Lorenzini
fatto da Angiolo Tricca, la Firenze vista dai tetti di
Hollaender, il racconto dei nonni di Silvestro Lega e di
Arturo Faldi, i bambini borghesi di Odoardo Borrani e
Giovanni Boldini, i paesaggi campestri e le marine di
Giovanni Fattori, di Luigi Bechi, dei Gioli, del Signorini.
Elia Volpi, con la bimba di fronte alla vetrina di un
negozio. Unica eccezione non italiana,i libri illustrati
giapponesi del 1920, che testimoniano l'idea originale della
mostra, portata in Giappone dal marzo 2004 al marzo
2005.
Poi, tavole piccole e grandi a china e a tempera, opere di
pittori e scultori contemporanei capaci di descrivere
l'evolversi del gusto e dello stile degli illustratori del
testo di Collodi, da Enrico Mazzanti (1883) a Giuseppe Magni
(1894 e 1897), dal Carlo Chiostri (1901) a Attilio Mussino
(1910-1911 e 1927) e poi Piero Bernardini (1930), Futiqua,
fino ai più recenti Pinocchio firmato Disney (1940) e
Attilio Cassinelli (1981).
Carlo Lorenzini pubblicò il libro nel 1883, spinto
dalle pressioni dello stesso Ferdinando Martini, altro
grande personaggio della cultura valdinievolina ed eminente
figura della nuova Italia.
Oggi il libro è stato tradotto in 250 lingue e
dialetti diversi (compreso il latino). Nel 1940 Walt Disney
ne realizzò un fortunato cartoon, al 1972, invece,
risale lo sceneggiato di Luigi Comencini con Nino Manfredi
nel ruolo di Geppetto e Gina Lollobrigida in quello della
Fatina. Poi, è di qualche anno fa, il film di Roberto
Benigni.
Tutto questo - se ce fosse ancora bisogno - è una
ulteriore conferma che Pinocchio rimane nel fondo un eroe
toscano, e valdinievolino in particolare, con tutta la
filosofia tipica della Toscana dell'800.
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