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Luca de Simone
«Venire
a Collodi, ragazzi miei, è come per un cristiano
andare a Gerusalemme. Voi non potete sapere come mi si
allarga il cuore in questo Parco di Pinocchio, che è
molto più bello del Paese dei Balocchi». Parole
di Roberto Benigni, che per un giorno intero ha accompagnato
il Burattino che da sempre vive dentro di lui a conoscere il
paese di Collodi, dove Carlo Lorenzini ideò la storia
che fa fantasticare tutti i bimbi del mondo.
Per Benigni è stato un giorno di festa e di
riconoscimenti in un meritato e caloroso bagno di folla. E'
stato accolto al Parco di Pinocchio dai responsabili della
Fondazione Collodi (il presidente Vincenzo Cappelletti e il
segretario generale Pierfrancesco Bernacchi in testa), dalle
autorità di Pescia guidate dal sindaco Roberto
Fambrini e da una folla di oltre cinquecento bambini. Poi,
la sera, al Teatro Pacini, gli è stata consegnata la
cittadinanza onoraria di Pescia (questa la motivazione: "Lei
è cittadino del mondo e incarna oggi, a tutti gli
effetti la cultura e i valori di una sana italianità,
intrisa di quella toscanità che ha reso familiare in
ogni dove la lingua di Dante") ed ha assistito insieme al
pubblico alla proiezione del film Pinocchio.
L'attore-regista ha ricevuto gli elogi del professor
Vincenzo Cappelletti per il suo lavoro: «E' un film
bellissimo, ricco di profondità e proprio per questo
va visto più volte. Benigni è stato geniale
con un paio di tocchi d'originalità, rispetto alla
storia originale». Benigni ha spiegato «che non ha
voluto stravolgere il libro. Solo che ci sono alcune cose
che nel cinema non si possono trasferire, come ad esempio la
lumaca che impiega tre ore per muoversi. Facile a scrivere,
difficile portarlo sullo schermo. Pinocchio è una
fiaba eterna, perchè dentro c'è tutto.
C'è il dolore, la morte ma anche la felicità
di vivere».
Benigni ha lanciato anche la proposta di proclamare
Collodi capitale della fantasia: «Altro che Disneyland.
Collodi è la Gerusalemme della libertà, dei
sogni. Se non ci fosse stata Collodi forse non ci sarei
stato nemmeno io. Perchè mi sono sempre sentito
dentro la scintilla di Pinocchio». Il segretario
generale della Fondazione, Pier Francesco Bernacchi, gli ha
poi presentato vari artisti e scrittori, Guidi, Taccini,
Fernandez, Panichi, che gli hanno donato alcune delle loro
opere sul Burattino. Una giornata indimenticabile per tutti
coloro che l'hanno vissuta, ma soprattutto per lo stesso
Benigni.
Carlo Lorenzini pubblicò il libro nel 1883, dopo che
il racconto era uscito a puntate due anni prima sul
«Giornalino dei bambini» diretto da Ferdinando
Martini, altro grande personaggio della cultura
valdinievolina.
Oggi il libro è stato tradotto in 250 lingue e
dialetti diversi (compreso il latino). Nel 1940 Walt Disney
ne realizzò un fortunato cartoon, al 1972, invece,
risale lo sceneggiato di Luigi Comencini con Nino Manfredi
nel ruolo di Geppetto e Gina Lollobrigida in quello della
Fatina.
L'uscita del film di Benigni sicuramente servirà a
rilanciare con Pinocchio anche la voglia di visitare il
parco dedicato al burattino a Collodi, che in 50 anni
è stato meta di oltre 6 milioni di persone (circa 200
mila all'anno). Contribuirà a far apprezzare ancora
di più la preziosa attività della Fondazione
nazionale «Carlo Collodi», che ha lo scopo di
diffondere la conoscenza di Pinocchio in Italia e nel mondo
e del suo autore, Carlo Lorenzini, detto Collodi dal nome
del paese dove visse a lungo. Una conferma che Pinocchio
rimane nel fondo un eroe toscano, e valdinievolino in
particolare, con tutta la filosofia tipica della Toscana
dell'800.

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