|
Luca de Simone
Un
libro per ricordare, a 20 anni dalla morte, un grande
protagonista del mondo dello spettacolo come Yves Montand.
Infatti, è uscito in Francia una biografia scritta
dall'ultima moglie Carole Amiel e dal figlio Valentin Livi.
La pubblicazione, "Yves Montand: ci sono quelli che
sognano ad occhi aperti e quelli che vivono ad occhi
chiusi" (editore Michel Lafon), arriva appunto nel
ventennale della morte del famoso attore e chansonnier, nato
a Monsummano il 13 ottobre 1921 e morto il 9 novembre 1991.
Il libro, ricco di documenti e testimonianze, tra cui foto
inedite, racconta chi era davvero Yves Montand, nome d'arte
di Ivo Livi: l'infanzia povera tra la provincia di Pistoia
-era l'ultimo di tre fratelli- e Marsiglia, dove la famiglia
si trasferì nel 1923.
Nel 2007 Monsummano diede il nome del suo illustre cittadino
al restaurato teatro, presenti all'inaugurazione proprio
l'ultima compagna, Carole Amiel, e il figlio Valentino Livi.
«Nel 1954 - aveva raccontato Carole - forse Yves
è venuto a Monsummano, ma io non ne sono certa.
Quello che invece ricordo molto bene è l'affetto che
egli conservava per la terra di suo padre Giovanni, i suoi
ricordi di bambino poverissimo, costretto ad emigrare in
Francia a causa delle persecuzioni fasciste. Sono molto
commossa perché mio figlio ed io siamo venuti qui per
la prima volta e abbiamo visitato la casa paterna. Inoltre
Yves ripeteva sempre che avrebbe portato al suo paese
d'origine il piccolo Valentino all'età di 18 anni.
L'inaugurazione del teatro è coincisa proprio con il
suo diciottesimo compleanno. Certamente, se lui fosse ancora
vivo, sarebbe felicissimo di questa occasione».
Carole
Amiel, nell'occasione, ha ricordato un altro episodio.
« Nel 1982 - ha detto - Yves Montand ebbe il privilegio
di cantare al Metropolitan di New York e dedicò lo
spettacolo proprio al padre e al suo sogno di emigrare in
America da Marsiglia. Fatto questo che non accadde,
perché Yves incontrò Parigi e il suo
successo». Dopo aver ripercorso le tappe della sua
carriera, Carole ha tracciato il ritratto dell'uomo che ha
amato, definendolo gentile, elegante e un modello di vita
quotidiana, a cui ha fatto il più bel regalo quello
di regalargli un figlio all'età di 67 anni.
«Avrebbe voluto risalire sul palcoscenico - ha aggiunto
- per mostrare al figlio chi era suo padre, ma la vita non
glielo ha concesso. Io ho preso per mano il mio bambino per
farlo divenire solo un uomo, quello che Yves desiderava per
lui».
Per tutta la vita Montand non rispose all'offeta della
cittadinanza onoraria della città di cui era
originaria la famiglia Livi. Yves Montand non seppe
dimenticare che la sua famiglia era stata costretta a
fuggire in esilio e non rispose mai alle lettere che vari
sindaci gli avevano inviato.
Ivo Livi (questo il vero nome di Yves Montand) era nato a
Monsummano Terme nel 1921. Ma la sua storia artistica si
è svolta in Francia, fino alla morte avvenuta nel
1991. Un uomo che ha cantato Parigi nel mondo intero, da New
York a Tokyo, da Montreal a Mosca. Ricreando l'atmosfera di
cabaret del dopoguerra, la poesia di Prevert, lo spirito dei
grandi boulevard. «Ha messo in musica - ha scritto l'ex
sindaco di Parigi Bertrand Delanoe - l'anima della
città, dandole la sua creatività, il suo
entusiasmo e il suo talento».
La luminosa vita artistica è stata ripercorsa qualche
anno fa prima a Parigi e poi a Roma con una mostra di un
centinaio di fotografie - prevalentemente in bianco e nero -
alcune delle quali inedite; con manifesti di film (Vite
vendute, Gli eroi sono stanchi, Facciamo l'amore, La
confessione, La guerra è finita), registrazioni e
filmati, documenti di vita come un paio di contratti tra
l'attore e la compagnia organizzatrice dei suoi
spettacoli.
Il percorso della rassegna è partito dai suoi 17 anni
a Marsiglia, quando, provocato dal fratello, si
presentò al primo impresario della sua vita, ai
trionfi all'Olympia del 1981. Il nome d'arte fu un omaggio
alla toscanità della mamma, che quando il piccolo Ivo
era fuori a giocare con gli amici francesi lo richiamava in
casa con la frase: «Ivo monta, Ivo monta». Da qui
Yves Montand.
In mezzo alla sua prestigiosa carriera , le grandi
tournée all'estero (Unione Sovietica e nazioni
dell'Est europeo nel 1956-57, negli Stati Uniti dal 1959),
la sua carriera di grande attore universalmente consacrato
dall'incontro del 1964 con il regista Costa Gavras, il suo
impegno umanitario e di pacifista convinto.
E poi le 'sue' donne: da Edith Piaf che dal 1944 gli fu
accanto per tre anni, guidandolo con intelligenza e
avviandone l'evoluzione verso la canzone popolare parigina,
a Simone Signoret che sposò nel 1951 e con cui
formò nella vita - come in scena - una coppia
leggendaria, alle grandi attrici che con lui hanno condiviso
vita e spettacoli. Tra le altre, Marylin Monroe, Barbra
Streisand e Romy Schneider.
Ma anche Monsummano, sempre qualche anno fa, in attesa di
trovare il tributo migliore per rendere omaggio ad uno dei
suoi più illustri concittadini, effettuò un
incontro, nel corso del quale si cercò di ricostruire
la sua personalità, l'identità della famiglia
di origine, il legame con la sua terra attraverso le
testimonianze significative: Ivo Motroni, suo coetaneo, e
Vera Ginanni, cugina da parte di madre. Fu un primo passo
per riallacciare un filo spezzato dagli eventi storici con
la famiglia Livi. Motroni ricordò con precisione il
clima di quegli anni bui in cui il fascismo perseguitava
Giovanni Livi, padre del cantante, socialista convinto. Dopo
l'incendio della piccola fabbrica di scope, i Livi decisero
di prendere la via dell'esilio. Allora le famiglie Motroni e
i Livi abitavano nella stessa strada, a due numeri di
distanza, le due donne attendevano un figlio, che, alla
nascita chiamarono con lo stesso nome.
Ivo Livi lasciò la sua terra a soli due anni e non vi
fece più ritorno, fatta eccezione per una breve
visita alla cugina Vera, in occasione del film Altri
tempi che stava girando a Firenze. Vera Livi,
nell'occasione, sfatò un luogo comune quello che
l'artista ormai celebre avesse rotto i ponti con la
famiglia, anzi ricordò i periodi passati in casa del
cugino. Nella sua vita affettiva, forte è stato il
suo legame con Simone Signoret, compagna di quasi tutta la
sua vita, nei suoi rapporti familiari con il fratello Julien
e la sorella.
La cugina Vera ricordò inoltre di aver incontrato a
Parigi i suoi amici, fra cui il celebre poeta Jacques
Prevert. E negò decisamente che Yves Montand odiasse
Monsummano anche se non conosciamo le motivazioni per cui
rifiutò a più riprese la cittadinanza
onoraria. Un interrogativo questo rimasto senza risposta
dopo la morte del grande artista, che forse, si portava
dentro immagini indelebili delle minacce subite dal padre,
della paura della famiglia fino all'incendio della piccola
fabbrica di scope e alla decisione di fuggire all'estero
incontro ad una vita piena di incertezze e non certo facile.
Monsummano e i suoi abitanti sono stati orgogliosi di
valorizzare con l'intitolazione del teatro la memoria di un
figlio divenuto, tanto celebre da essere stato considerato
un possibile candidato alla Presidenza della Francia.
|
|