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GENNAIO 2012

      Personaggi
        E' stato scritto dall'ultima moglie Carol Amiel e dal figlio Valentin Livi a venti anni dalla morte
     Un libro ricorda Yves Montand

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Luca de Simone

Un libro per ricordare, a 20 anni dalla morte, un grande protagonista del mondo dello spettacolo come Yves Montand. Infatti, è uscito in Francia una biografia scritta dall'ultima moglie Carole Amiel e dal figlio Valentin Livi. La pubblicazione, "Yves Montand: ci sono quelli che sognano ad occhi aperti e quelli che vivono ad occhi chiusi" (editore Michel Lafon), arriva appunto nel ventennale della morte del famoso attore e chansonnier, nato a Monsummano il 13 ottobre 1921 e morto il 9 novembre 1991. Il libro, ricco di documenti e testimonianze, tra cui foto inedite, racconta chi era davvero Yves Montand, nome d'arte di Ivo Livi: l'infanzia povera tra la provincia di Pistoia -era l'ultimo di tre fratelli- e Marsiglia, dove la famiglia si trasferì nel 1923.
Nel 2007 Monsummano diede il nome del suo illustre cittadino al restaurato teatro, presenti all'inaugurazione proprio l'ultima compagna, Carole Amiel, e il figlio Valentino Livi. «Nel 1954 - aveva raccontato Carole - forse Yves è venuto a Monsummano, ma io non ne sono certa. Quello che invece ricordo molto bene è l'affetto che egli conservava per la terra di suo padre Giovanni, i suoi ricordi di bambino poverissimo, costretto ad emigrare in Francia a causa delle persecuzioni fasciste. Sono molto commossa perché mio figlio ed io siamo venuti qui per la prima volta e abbiamo visitato la casa paterna. Inoltre Yves ripeteva sempre che avrebbe portato al suo paese d'origine il piccolo Valentino all'età di 18 anni. L'inaugurazione del teatro è coincisa proprio con il suo diciottesimo compleanno. Certamente, se lui fosse ancora vivo, sarebbe felicissimo di questa occasione».
Carole Amiel, nell'occasione, ha ricordato un altro episodio. « Nel 1982 - ha detto - Yves Montand ebbe il privilegio di cantare al Metropolitan di New York e dedicò lo spettacolo proprio al padre e al suo sogno di emigrare in America da Marsiglia. Fatto questo che non accadde, perché Yves incontrò Parigi e il suo successo». Dopo aver ripercorso le tappe della sua carriera, Carole ha tracciato il ritratto dell'uomo che ha amato, definendolo gentile, elegante e un modello di vita quotidiana, a cui ha fatto il più bel regalo quello di regalargli un figlio all'età di 67 anni. «Avrebbe voluto risalire sul palcoscenico - ha aggiunto - per mostrare al figlio chi era suo padre, ma la vita non glielo ha concesso. Io ho preso per mano il mio bambino per farlo divenire solo un uomo, quello che Yves desiderava per lui».
Per tutta la vita Montand non rispose all'offeta della cittadinanza onoraria della città di cui era originaria la famiglia Livi. Yves Montand non seppe dimenticare che la sua famiglia era stata costretta a fuggire in esilio e non rispose mai alle lettere che vari sindaci gli avevano inviato.
Ivo Livi (questo il vero nome di Yves Montand) era nato a Monsummano Terme nel 1921. Ma la sua storia artistica si è svolta in Francia, fino alla morte avvenuta nel 1991. Un uomo che ha cantato Parigi nel mondo intero, da New York a Tokyo, da Montreal a Mosca. Ricreando l'atmosfera di cabaret del dopoguerra, la poesia di Prevert, lo spirito dei grandi boulevard. «Ha messo in musica - ha scritto l'ex sindaco di Parigi Bertrand Delanoe - l'anima della città, dandole la sua creatività, il suo entusiasmo e il suo talento».
La luminosa vita artistica è stata ripercorsa qualche anno fa prima a Parigi e poi a Roma con una mostra di un centinaio di fotografie - prevalentemente in bianco e nero - alcune delle quali inedite; con manifesti di film (Vite vendute, Gli eroi sono stanchi, Facciamo l'amore, La confessione, La guerra è finita), registrazioni e filmati, documenti di vita come un paio di contratti tra l'attore e la compagnia organizzatrice dei suoi spettacoli.
Il percorso della rassegna è partito dai suoi 17 anni a Marsiglia, quando, provocato dal fratello, si presentò al primo impresario della sua vita, ai trionfi all'Olympia del 1981. Il nome d'arte fu un omaggio alla toscanità della mamma, che quando il piccolo Ivo era fuori a giocare con gli amici francesi lo richiamava in casa con la frase: «Ivo monta, Ivo monta». Da qui Yves Montand.
In mezzo alla sua prestigiosa carriera , le grandi tournée all'estero (Unione Sovietica e nazioni dell'Est europeo nel 1956-57, negli Stati Uniti dal 1959), la sua carriera di grande attore universalmente consacrato dall'incontro del 1964 con il regista Costa Gavras, il suo impegno umanitario e di pacifista convinto.
E poi le 'sue' donne: da Edith Piaf che dal 1944 gli fu accanto per tre anni, guidandolo con intelligenza e avviandone l'evoluzione verso la canzone popolare parigina, a Simone Signoret che sposò nel 1951 e con cui formò nella vita - come in scena - una coppia leggendaria, alle grandi attrici che con lui hanno condiviso vita e spettacoli. Tra le altre, Marylin Monroe, Barbra Streisand e Romy Schneider.
Ma anche Monsummano, sempre qualche anno fa, in attesa di trovare il tributo migliore per rendere omaggio ad uno dei suoi più illustri concittadini, effettuò un incontro, nel corso del quale si cercò di ricostruire la sua personalità, l'identità della famiglia di origine, il legame con la sua terra attraverso le testimonianze significative: Ivo Motroni, suo coetaneo, e Vera Ginanni, cugina da parte di madre. Fu un primo passo per riallacciare un filo spezzato dagli eventi storici con la famiglia Livi. Motroni ricordò con precisione il clima di quegli anni bui in cui il fascismo perseguitava Giovanni Livi, padre del cantante, socialista convinto. Dopo l'incendio della piccola fabbrica di scope, i Livi decisero di prendere la via dell'esilio. Allora le famiglie Motroni e i Livi abitavano nella stessa strada, a due numeri di distanza, le due donne attendevano un figlio, che, alla nascita chiamarono con lo stesso nome.
Ivo Livi lasciò la sua terra a soli due anni e non vi fece più ritorno, fatta eccezione per una breve visita alla cugina Vera, in occasione del film Altri tempi che stava girando a Firenze. Vera Livi, nell'occasione, sfatò un luogo comune quello che l'artista ormai celebre avesse rotto i ponti con la famiglia, anzi ricordò i periodi passati in casa del cugino. Nella sua vita affettiva, forte è stato il suo legame con Simone Signoret, compagna di quasi tutta la sua vita, nei suoi rapporti familiari con il fratello Julien e la sorella.
La cugina Vera ricordò inoltre di aver incontrato a Parigi i suoi amici, fra cui il celebre poeta Jacques Prevert. E negò decisamente che Yves Montand odiasse Monsummano anche se non conosciamo le motivazioni per cui rifiutò a più riprese la cittadinanza onoraria. Un interrogativo questo rimasto senza risposta dopo la morte del grande artista, che forse, si portava dentro immagini indelebili delle minacce subite dal padre, della paura della famiglia fino all'incendio della piccola fabbrica di scope e alla decisione di fuggire all'estero incontro ad una vita piena di incertezze e non certo facile. Monsummano e i suoi abitanti sono stati orgogliosi di valorizzare con l'intitolazione del teatro la memoria di un figlio divenuto, tanto celebre da essere stato considerato un possibile candidato alla Presidenza della Francia.


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