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Luca Lubrani
U
n'altra stella si aggiunge
nel cielo delle star di Hollywood amiche di Montecatini che
ci hanno lasciato. Deborah Kerr aveva trascorso una vacanza
per relax e cura alle Terme nell'estate del 1961, lo stesso
anno di Charles Boyer e William Holden. Fu anche l'anno
della memorabile vacanza di mamma Rose Kennedy, che
lasciò scritto sul libro d'oro del Grand Hotel "La
Pace": «Ho ricevuto la migliore ospitalità.
Spero che anche mio figlio Jack (il presidente,
ndr) possa venire qui qualche giorno nel prossimo
futuro».
Deborah Kerr, quando arriva in vacanza a Montecatini, era
una diva di prima grandezza. Lo era diventata da quando,
stretta fra le grandi braccia di Burt Lancaster si
abbandonò in uno dei baci più sexy e
travolgenti della storia del cinema nel film Da qui
all'eternità nella famosissima scena sulla
spiaggia. A Montecatini l'attrice, ospite del Grand Hotel
"La Pace" cercò soprattutto tranquillità e
riposo abbinate alle cure termali. Si reca allo stabilimento
Tettuccio e predilige il più riservato Regina, dove
si fa immortalare in una celebre foto alla fontana
dell'airone (nella foto). Promise anche che
sarebbe tornata in una successiva vacanza, al pari di tanti
colleghi di Hollywood, ma questo non avvenne più.
Deborah
Kerr è morta il 18 ottobre 2007 nella contea inglese
del Suffolk all'età di 86 anni, e molti dei suoi
ultimi passati a combattere contro il morbo di Parkinson.
Ebbe due soli matrimoni entrambi lunghissimi, il secondo nel
'60 con lo scrittore Peter Viertel che la portò a
vivere in Svizzera e per il quale nel '70 lasciò il
cinema per fare, nell'85, un'ultima apparizione ne Il
giardino indiano. Qui ricopriva il ruolo della vedova di
un coloniale britannico che, tornato in patria, rimpiange la
vita dell'India, come, del resto, lei aveva sempre rimpianto
il bon ton inglese.
Deborah Kerr aveva un cognome scozzese, che qui in Italia
è sempre stato pronunciato cher, ed invece a
Hollywood pronunciato tutto aperto (caar), come
star. «Deborah Kerr: her name rhymes with
star!», fu infatti lo slogan inventato dalla Mgm
per il lancio del suo primo film sotto contratto con la
Major, «The Hucksters» («I
trafficanti» 1947), al fianco di Clark Gable. Prima
di allora, Deborah Jane Kerr Trimmer, nata il 30 settembre
del 1921 a Helensburgh, in Scozia, si era fatta notare al
cinema &emdash; talento d'attrice sbocciato fin
dall'infanzia &emdash; soprattutto grazie al ruolo di suora
in missione in Himalaya in «Narciso nero»,
firmato dal suo pigmalione Michael Powell.
Formatasi a Bristol, impegnata nei teatri londinesi e di
Oxford fin dall'inizio degli anni '40, venne
«arruolata» come attrice al servizio delle forze
britanniche in Francia, Belgio, Olanda. Debuttò sul
grande schermo nel «Maggiore Barbara» da
Bernard Shaw, 1941, finché Luis B. Mayer della Mgm
non la prende con sé, direzione Hollywood. Quando
mette piede negli Studios è già sposata (nel
'45 aveva detto sì al pilota della Raf Anthony
Bartley) e già al secondo film Mgm resta incinta di
Melanie Jane, che nascerà nel '47. Al terzo film, la
svolta: la raffinata lady Kerr sotto la regia di Cuckor nel
melodrammone «Edoardo mio figlio»
interpreta la moglie alcolizzata di Spencer Tracy. E' fatta.
Arriva la prima di sei nomination all'Oscar, Oscar mai vinto
e ottenuto solo nel '94, alla carriera. L'inizio degli anni
Cinquanta sarà costellato dalle sue apparizioni nei
costumi drappeggiati di kolossal come «Quo
vadis?», «Giulio Cesare».
In «Da qui all'eternità» (Fred
Zinneman, 1953) è la moglie adultera che cede alla
passione di Burt Lancaster. Altri suoi indimenticati
successi: con Yul Brynner in il «Re ed io»,
«Tè e simpatia» (1956),
«L'anima e la carne» (1957), «Notte
dell'iguana» (John Huston, 1964).
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