|
Luca de Simone
Pubblicato,
a cura del Comune di Montecatini, un volume di lettere
familiari edite e inedite di Giuseppe Giusti. E' il
risultato di una ricerca effettuata da Luigi Angeli. Il
libro è stato curato sotto il coordinamento
scientifico di Roberto Giovannelli. La nuova raccolta
è impreziosita anche dal raro epistolario in edizione
anastatica che venne curato da Babbini-Giusti del 1897.
Giuseppe Giusti: montecatinese o monsummanese? La disputa
sui natali del poeta toscano dell'800 coinvolge ormai da
molti anni le due cittadine termali, divise da pochi
chilometri di distanza. Entrambe, sinceramente, hanno tutti
i diritti di considerare l'illustre poeta nativo del proprio
comune e non mancano neppure altre città che del
Giusti reclamano la cittadinanza onoraria.
La storia, in poche parole, è questa. Giuseppe Giusti
nasce la mattina del 13 maggio del 1809 fra le undici e
mezzogiorno. Suoi genitori sono Domenico ed Ester Chiti,
figlia del pesciatino Celestino Chiti, considerato al tempo
notabile del Granducato di Toscana, tant'è vero che
Pietro Leopoldo lo volle fra i suoi collaboratori per la
compilazione dei nuovi codici legislativi.
Domenico ed Ester non abitavano però a Monsummano,
bensì a Montecatini Alto, dove ancora oggi si
può vedere la loro casa, vicina alla chiesa e alle
rovine del castello medioevale. Sulla facciata il comune di
Montecatini pose alla fine del secolo scorso una lapide che
così recita: «In questa casa, che già gli
appartenne, abitò Giuseppe Giusti. In questo paese,
che solo riconobbe per suo, immaginò e scrisse molte
delle satiriche poesie che lo resero immortale».
A questo punto la «battaglia» campanilistica entra
nel suo vivo, in quanto i propositi di Montecatini di
strappare i «diritti» di cittadinanza del Giusti a
Monsummano sono più che palesi. La mattina del 13
maggio, appunto, la signora Ester era in quel di Monsummano
e proprio qui il futuro artista vide la luce: «solo per
caso» potrebbero argomentare a Montecatini.
Giuseppe Giusti era un cosmopolita nel vero senso della
parola. La penisola, durante la sua breve vita, la
girò in lungo e in largo e raramente riuscì a
fermarsi a lungo in un posto. Firenze e tutta la Toscana,
Roma, Napoli, Pozzuoli, Pompei, Milano, Bologna, dati i
tempi ed i mezzi di comunicazione, non erano accessibili a
tutti, ma nonostante questo il poeta le visitò anche
più volte.
Una risposta al quesito iniziale la dobbiamo però
trovare, pena l'inutilità delle nostre
argomentazioni. In questo ci viene in aiuto quanto è
scritto nell'autobiografia del Giusti, in cui si legge:
«Passai l'ottobre e una parte del novembre a
Montecatini, unico paese che riconosca per mio, sperando che
l'aria nativa mi facesse uscir d'addosso il malessere e le
malinconie».
Il dilemma parrebbe quindi risolto, anche se il poeta non
darà più segni di una preferenza così
netta fra Montecatini e Monsummano. E' comunque ampiamente
dimostrato che Giusti tornò spessissimo nei luoghi
della sua infanzia. Interessante è questo passo della
citata biografia: «Tornato a Montecatini, me ne stavo
tutto ringrullito in una mia villetta che m'ha visto
crescere dai cinque ai dodici anni e dove ho passato anco
una parte dell'adolescenza. Ma ci crederesti? Quei luoghi
che ho amati sempre perché mi rammentavano l'epoca
più dolce della vita, che ho sempre desiderati e
ricercati quando mi sentivo stufo di Pisa, di Firenze (...)
in quei giorni non mi parevan più belli come per
l'addietro e mi ci voleva tutta per non piantare di nuovo la
casa mia e andarmene».
Spirito irrequieto, quindi, quello di Giuseppe Giusti,
sovente trovatosi solo a meditare malinconicamente sulla sua
vita. E quando era lontano dai suoi luoghi, riecco che
rispunta la voglia di tornarvi: «Mi pareva mill'anni
d'essere al mio tugurio di Montecatini, a che fare non so,
ma non vedevo l'ora di esserci». Montecatini è
anche meta dei suoi viaggi di salute: «Dietro la cura
dei bagni di Montecatini e dietro le vigilanze di un tal
Malucelli, medico esercitatissimo in certe malattie che
l'hanno occupato per trentasett'anni, pareva che la causa
dei miei patimenti fosse quasi accertata».
E ancora: «Avevo un catarro ostinatissimo, andai a
respirare l'aria di mare e sulle prime parve che mi
giovasse, poi ad un tratto tornai indietro più che
mai. Mi restava da provare il soggiorno di Montecatini, ove
mi son sempre rifatto».
Anche Pescia ha ospitato per molto tempo il poeta che qui
acquistò anche una modesta abitazione. Don
Ermenegildo Nucci, nella sua guida storico-artistica di
Pescia e Valdinievole del 1933, scrive che «non
pesciatino di nascita, ma sì di spirito e d'affetto e
di vita fu il Giusti». Se considerasse Pescia come sua
ulteriore città non ci è dato da sapere, certo
è invece che di Pescia aveva una grandissima
considerazione. «Pescia - è il Giusti che scrive
- è in una valle circondata a levante, a tramontana e
a ponente di poggi più o meno alti, ma tutti
coltivati in modo che non vi si scorge un palmo di terreno
nudo. Il paese rimane fra gli orti che di qua e di là
secondano il corso del fiume che lo divide. I frutti sparsi
a migliaia per il piano e per le colline, quando sono tutti
fioriti, fanno il più ben vedere del mondo e par
d'essere veramente in un giardino».
Che dire poi di Firenze, dove il poeta abitò e
scrisse per molti anni della sua vita. «Oramai - dice
il Giusti - Firenze mi pare il paese mio, con questa
differenza, lo ripeto, che la salute non mi ci
regge».
Montecatini, Monsummano, Pescia e Firenze: le quattro tappe
principali della vita del Giusti, ma quale fu la sua
«vera» città? Difficile dirlo con certezza,
anzi no, è facile una volta letta la poesiola che
segue:
Prima padron di casa in casa mia
Poi cittadin nella mia città
Italiano in Italia, e così via
Discorrendo, uomo nell'umanità
A questo patto dò vita per vita,
E abbraccio tutti e son cosmopolita.
|
|