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                         AGOSTO 2003

      Personaggi
        Il celebre illustratore è tornato a disegnare le star di Hollywood che rese famose con i suoi manifesti
     Campeggi-Pinocchio e le star del cinema

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Simone Lubrani

«Mio padre non era un falegname, ma faceva il tipografo e con l'Editore Bemporad stampò il bel Pinocchio disegnato da Attilio Mussino. Pur essendo io bambino, il burattino ha preso anima nella mia fantasia attraverso i disegni di quel volume. Rivisitando il percorso e i tempi del mio lavoro, mi sono riapparsi i personaggi che ho incontrato fra l'Italia e l'America e, da ragazzo di quartiere, davanti al mondo internazionale del Cinema, mi sono sentito come Pinocchio nel Paese dei Balocchi. Spero che dopo quest'opera così impegnativa, non mi crescano le orecchie d'asino».
Così, Silvano "Nano" Campeggi, l'artista fiorentino autore di oltre tremila manifesti che hanno pubblicizzato i più grandi film del cinema mondiale e, americano in particolare, avendo lavorato per oltre trent'anni con la Metro Goldwin Mayer, spiega il suo nuovo incontro con le star di Hollywood nelle vesti di Pinocchio. Lo fa nello splendido volume a lui dedicato dalla Fondazione nazionale «Carlo Collodi» ed uscito in occasione della mostra delle opere su Pinocchio allestita al festival del cinema di Taormina. Campeggi di recente è stato ospite di una manifestazione dell'Inner Wheel a Collodi ed ha parlato a lungo della sua attività professionale, regalando anche momenti di confidenze personali durante la proiezione dei manifesti che hanno fatto la storia del cinema e che oggi sono preziosi oggetti da collezione.
Quali sono quelli che l'artista ritiene più importanti?
"Il primo, realizzato nel 1946, per il film "Aquila nera" di Freda. Poi, quelli memorabili con la Metro come "Via col vento", "Casablanca", "Un americano a Parigi", "Bambi", Giungla d'asfalto, "Il ponte di Waterloo", "Ben Hur". Per quest'ultimo mi concentrai sulla famosa corsa delle bighe, dal momento che dovevano realizzare manifesti grandi dieci metri. Scelsi di dipingere quattro cavalli che galoppavano. Quelli della produzione mi dissero: così poco per tutti i soldi che abbiamo speso per questo film? Ma anche quel manifesto contribuì al successo del film e gli americani mi consideravano una sorta di loro portafortuna".
E cosa ricorda dei suoi incontri con le grandi star di Hollywood?
"La semplicità di Marylin, quando mi incaricarono di farle un ritratto; l'amicizia con Liz Taylor, che simpatizzò con mia moglie Elena. All'epoca era incinta e la grande diva le regalò i suoi abiti coloratissimi".
E Campeggi, che di recente è stato festeggiato a Firenze per i suoi 80 anni, cosa fa oggi?
"Da tempo non dipingo più manifesti, ma quadri dove interpreto il volto di Marilyn in varie sfaccettature e soprattutto i cavalli, che restano la mia grande passione. Faccio tanti ritratti su commissione e ritengo di essere capace di interpretare al meglio l'anima e la personalità delle persone. Poi, resto anche molto vicino a Montecatini, perché quasi ogni settimana vado alla Kartos, dove da tantissimi anni ho un rapporto di collaborazione professionale. Se i miei manifesti fanno parte della storia del cinema, anche quell'azienda ha scritto pagine importanti nel suo settore".

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